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Dalai Lama : A chi fa paura?

Posted by milionidieuro su 25 aprile 2009

Dopo aver stabilizzato le sue relazioni con Taiwan, la Cina sta investendo le risorse diplomatiche per contrastare la causa filo-tibetana nella comunità internazionale
Cinquant’anni fa i tibetani insorsero in una lotta eroica, quantunque infruttuosa, contro il regime cinese. In seguito alla loro sconfitta il Dalai Lama, allora un giovane uomo, scappò in India e quello fu l’inizio del suo lungo esilio.

Circa un anno fa, alla vigilia delle Olimpiadi di Pechino, i tibetani si sono ribellati di nuovo, sfidando ancora la capitale cinese. La partecipata copertura televisiva da parte dei media occidentali dei tumulti a Lhasa, la capitale del Tibet, ha attivato una serie di dimostrazioni filo-tibetane in molti paesi. In coincidenza con tali eventi la Cina stava per dare inizio a una staffetta di alto profilo della torcia olimpica in Europa occidentale e in America del nord. Sfruttando questa opportunità, alcuni gruppi filo-tibetani hanno interrotto e disturbato il passaggio della torcia a Parigi e a Londra, e provocato un profondo imbarazzo per il governo cinese.

Messa di fronte al rischio di boicottaggi e proteste senza fine, Pechino ha acconsentito, seppur con riluttanza, a riprendere negoziati informali con i rappresentanti del Dalai Lama, ma al termine dei Giochi olimpici Pechino ha interrotto i colloqui che, per altro, non stavano facendo granché passi avanti. I rapporti tra Pechino e il Dalai Lama si sono ben presto deteriorati. La Cina ha ripreso quindi a criticare aspramente il Dalai Lama e, cosa ancor più importante, ha intensificato i suoi sforzi per isolarlo dalla comunità internazionale. Pechino ha applicato pressioni diplomatiche sui leader occidentali affinché non ricevessero il Dalai Lama in visita, una delle persone più venerate al mondo.

Il presidente francese Nikolas Sarkozy è stato duramente criticato dalla Cina per essersi incontrato con lui nell’autunno scorso. Le relazioni sino-francesi si sono pertanto raffreddate, finché al Summit del G20 di Londra, Parigi non ha ceduto a Pechino, impegnandosi ufficialmente a non appoggiare
l’indipendenza tibetana. A marzo, la Cina ha convinto il Sudafrica a negare il visto al Dalai Lama che avrebbe dovuto partecipare a una conferenza internazionale.

Anche le pressioni sull’approccio della ‘via di mezzo’ promossa dal Dalai Lama nei confronti della Cina stanno facendosi più forti. Questa politica si ripropone di perseguire un’autentica autonomia per il Tibet, ma non l’indipendenza. Se le posizioni moderate del Dalai Lama gli sono valse il forte appoggio internazionale, non gli sono tuttavia servite a ottenere concessione alcuna dalla Cina, che crede che l”autonomia’ sia una semplice copertura dell’indipendenza.

La scarsa efficacia della ‘via di mezzo’ ha iniziato a indirizzare alcuni tibetani, che chiedono strategie più incisive e di aperto scontro con la Cina, verso posizioni radicali. Rispondendo in parte a questa specifica percezione, il Dalai Lama ha da qualche tempo iniziato a inasprire le proprie dichiarazioni: in un discorso che ha tenuto a marzo ha definito il Tibet sotto il regime cinese ‘l’inferno in Terra’.

La situazione appare preoccupante per il Dalai Lama e i suoi sostenitori in Occidente. Avendo stabilizzato le sue relazioni con Taiwan, la Cina apparentemente sta investendo tutte le proprie risorse diplomatiche per contrastare la causa filo-tibetana nella comunità internazionale. In Tibet Pechino ha intensificato le misure di sicurezza volte a soffocare le proteste e le manifestazioni anti-cinesi. Nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario della rivolta tibetana, la Cina ha letteralmente chiuso e isolato il Tibet e impedito dimostrazioni come quelle dello scorso anno.

Nessuno dei leader occidentali, occupati e preoccupati per la crisi economica in continuo peggioramento, prova il desiderio di schierarsi al fianco del Tibet: di conseguenza oggi la Cina pare senza dubbio avere la meglio sul Tibet.

Sul lungo periodo, tuttavia, la Cina potrebbe vincere una battaglia, ma perdere la guerra. I tibetani difficilmente si lasceranno domare e sottomettere: dopo aver trascorso gli ultimi cinquant’anni a cercare senza successo di annettere il Tibet, la Cina dovrebbe ormai sapere che, continuando così, non riuscirà a conquistare le menti e i cuori dei tibetani.
MINXIN PEI

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