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Kenya: sciopero del sesso e i politici trattano

Posted by milionidieuro su 9 Maggio 2009


Basta litigare. Niente sesso. In Kenya le associazioni delle donne hanno promosso uno sciopero del sesso di una settimana per protestare contro l’empasse politica in cui versa il loro Paese, diviso da due anni dalle dispute tra il presidente Mwai Kibaki e il primo ministro Raila Odinga. Un primo risultato c’è stato: lunedì scorso il presidente e il primo ministro hanno avuto un faccia a faccia, il primo da tempo. Un incontro condito da strette di mano, dichiarazioni distensive e promesse di impegno. Lo sciopero – che terminerà domani – è un’azione provocatoria, non violenta, per spingere i due leader politici a lavorare insieme. Migliaia di donne hanno aderito alla protesta. Le associazioni femministe hanno invitato a partecipare alla protesta anche le mogli dei due leader: la first lady, Lucy Kibaki, e la moglie del premier, Ida Odinga che ha aderito allo stop del sesso con il marito.

«Il boicottaggio – spiega Carole Ageng’O, direttore del Tomorrow child iniziative – serve per protestare contro l’immobilismo dei due leader. Per chiedere a Kibaki e Odinga di farsi davvero carico del Paese e dei suoi problemi». L’iniziativa è sostenuta da diversi gruppi civili kenyani raggruppati sotto la sigla Gender 10. Gruppi come la Federazione delle donne avvocato (Fida), il Centro per il diritto all”istruzione (Creaw) .

Nonostante le promesse dei due leader, le donne kenyane, al grido di slogan come «il futuro è nelle nostre mani» hanno già fatto sapere che continueranno a lottare. Con nuove forme di protesta, da giovedì, dal giorno dopo la fine dello sciopero, e a vigilare per spingere i due leader a muoversi da loro immobilismo. Venerdì le donne kenyane hanno presentato ai lititgiosi premier e capo di stato un DOCUMENTO che spiega, punto per punto, nero su bianco, cosa si attendono da loro. Al primo punto c’è la credibilità delle istituzioni. Poi l’invito ad avere una «leadership visionaria» che pensi ai problemi della gente. E, soprattutto, l’invito ad operare per il ritorno della sicurezza.

Nel 2007 le violenze interetniche scoppiate dopo le elezioni presidenziali a causa della rivalità tra i due leader hanno provocato 1.500 morti e 300 mila profughi. Allora, proprio la rivalità tra Kibaki e Odinga era sfociata nel sangue sparso dai sostenitori divisi, come ora, dalla politica e dall’appartenenza a due diverse etnie.

Il sesso in Africa è stato già usato come arma di protesta. Durante i 14 lunghi anni di guerra civile in Liberia a un certo punto si arrivà a una tregua, grazie un piccolo gruppo di donne che dichiararono un analogo “sex strike” nei confronti dei loro uomini, che in quel caso erano i potenti “war lords”, i signori della guerra che muovevano le fila della guerra civile.

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LATTE MELAMINA: RESPONSABILI CINA PROMOSSI A INCARICHI PIU’ IMPORTANTI

Posted by milionidieuro su 9 Maggio 2009


Erano state promesse punizioni esemplari e invece i responsabili dei mancati controlli in Cina sul latte alla melamina sono stati semplicemente sostituiti o addirittura promossi. Lo scrive l’agenzia dei missionari AsiaNews, raccontando il caso di Bao Junkai, ex vice direttore per la sanita’ alimentare che era stato sollevato dall’importante incarico. A marzo aveva subito un procedimento disciplinare, ma ora e’ tornato in servizio, promosso a un incarico piu’ importante. Il ChinaDaily ha riferito che un episodio analogo si e’ verificato nel caso di Liu Daqun, ex direttore del dipartimento Agricoltura in Hebei dove aveva sede la Sanlu, la societa’ ritenuta responsabile della contaminazione. Anche Liu aveva ricevuto una dura ”reprimenda” a marzo: ora e’ sindaco e vicesegretario del Partito a Xingtai, citta’ dell’Hebei. Lo scandalo del latte alla melamina, una sostanza usata per i prodotti plastici ma velenosa per l’uomo, utilizzata per ”truccare” il livello di proteine nel latte in polvere, era scoppiata lo scorso settembre. In base ai dai ufficiali sono morti almeno sei neonati ed altri 300 mila hanno dovuto far ricorso a cure mediche.

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Berlusconi tenta la scalata al potere politico assoluto

Posted by milionidieuro su 29 aprile 2009

Articolo di , pubblicato martedì 28 aprile 2009 in Olanda.
[NRC Handelsblad ]

Roma, 28 Marzo. Al tono dell’inno Meno male che Silvio c’è, Silvio Berlusconi é entrato ieri nell’immensa sala dove questo fine settimana spera di combinare un’ apoteosi partito-politica.

Esattamente quindici anni dopo la sua prima vittoria elettorale, il premier italiano sarà acclamato leader del ‘Popolo della Libertà’, frutto della fusione di Forza Italia e del neofascista Alleanza Nazionale. Secondo i sondaggi, il nuovo mega-partito è sostenuto dal 43 percento degli elettori. Berlusconi promette di arrivare rapidamente al 51 per cento. “Ci riusciremo”, ha detto il più potente politico italiano nel corso del suo discorso inaugurale della durata di un’ora e mezza.

Super-presidente Berlusconi
Forza Italia era già stato creato a sua immagine e somiglianza. Ma il potere che Berlusconi (72) raggiunge nel nuovo partito è ineguagliato. É lui che decide chi sono i coordinatori del partito, che ha l’ultima parola sulle liste dei candidati e che non ha bisogno di temere alcuna mozione durante i congressi, visto che ciò non è previsto nello statuto.

Insieme al suo architetto personale, Berlusconi si è occupato personalmente persino dei dettagli della scenografia del congresso costitutivo. In prima fila sono seduti selezionati ragazzi e ragazze di sedici anni, poi due file di ospiti di enti statali, quindi tre file di donne. Sul gigantesco podio nessun lungo tavolo con leaders politici attorno, ma solo lui davanti ai novemila membri del partito e ospiti nel salone.

Il colore dominante è il bianco. “Bianco, il colore che racchiude in sè ogni colore” così ha scritto Il Giornale, quotidiano della famiglia Berlusconi. Bianco, il colore del nuovo “partito post-ideologico”. Il partito abbraccia “tutti gli italiani che amano la libertá”. dice Berlusconi, “cattolici e non-cattolici”. “Noi siamo l’unico partito che realizza le aspettative della gente”.

Reazioni a sinistra
Un anno e quattro mesi fa annunciò la fondazione di un nuovo movimento politico, come reazione alla fusione a sinistra tra La Margherita e i Democratici di Sinistra nel Partito Democratico. Forza Italia e Alleanza Nazionale già parteciparono alle elezioni dello scorso aprile con un’unica lista, raggiungendo la vittoria e ottenendo il diritto a scegliere il premier.

Alleanza Nazionale (AN) venne ampiamente ricompensata da Berlusconi. Quasi tutti i baroni del partito ottennero un posto da ministro, segretario di stato o sindaco. Al leader di AN, Gianfranco Fini (57), fu concessa la presidenza della Camera. Berlusconi in questo modo dimostrò che chi accetta la sua leadership e il suo partito ha solo da guadagnare.

Il vertice di Alleanza Nazionale, in cambio della generosità di Berlusconi, mise la sua base parzialmente nostalgico-fascista base di fronte ad un fatto compiuto: la fusione con il ‘Popolo della Libertá’. Mercoledì scorso il già neofascista Fini ha definitivamente rinnegato Mussolini. Non considera più il Duce [in italiano nel testo, ndt] ”il più grande statista del ventesimo secolo”, come egli stesso lo definì nel 1994. Fini ha così concluso il suo lungo percorso verso lo status di politico di destra da salotto. Ora sembra del tutto pronto a diventare prima o poi leader del nuovo partito.

Post democrazia
Secondo lo storico di sinistra Angelo D’Orsi, con il duo Berlusconi-Fini la strada verso la postdemocrazia è aperta. “La postdemocrazia è il nuovo volto del fascismo”. Anche l’analista Sergio Romano, considerato neutrale, chiama Berlusconi “in un certo senso postdemocratico, ma di sicuro non fascista”. Berlusconi prende le distanze dalle correnti ideologiche e dai partiti. Chiude con le vecchie ideologie.”

Giulio Cesare
I critici temono che con il “Popolo della Libertà” l’Italia vada nella direzione di un regime autoritario. Berlusconi lo nega: “Sono tutto fuorchè un Napoleone o un Cesare”. Nonostante il culto della personalità che egli crea, neanche l’analista Sergio Romano vede alcun pericolo. “Lo stile di Berlusconi può piacere o no, ma lui è e rimane un populista democratico. Berlusconi non è un leader autoritario, cerca il compromesso. È il rappresentante di un nuovo tipo di leadership democratica.”

Esattamente come il presidente francese Nicolas Sarkozy, Berlusconi non accetta più la divisione tra pubblico e privato. Invita i capi di stato nelle sue residenze private, fa in continuazione battute politicamente scorrette (l’ultima sul colore della pelle di Obama) e permette che la sua vita privata venga attentamente scrutinata dai rotocalchi scandalistici del suo gruppo di media.

La mancanza di indipendenza nel giornalismo ha come conseguenza che Berlusconi può fare qualunque asserzione alla televisione senza che qualcuno la verifichi nei fatti. Così ha recentemente minacciato di fare intervenire la polizia contro gli studenti universitari in sciopero, per poi il giorno successivo negare di averlo detto. A nessun giornalista televisivo è saltato in testa di trasmettere le due asserzioni una dopo l’altra.

Conflitto di interessi
Il punto debole di Berlusconi nel suo potere illimitato continua ad essere l’enorme conflitto di interessi che personifica come premier e magnate dei media. Ma anche in questo caso Berlusconi rappresenta un fenomeno diffusissimo nella politica, nelle aziende e persino nel servizio sanitario italiani. “Il conflitto di interessi non interessa agli elettori”, ha detto una volta Berlusconi. Il popolo lo dichiara innocente dandogli il voto. É il popolo il potere sovrano, non il giudice di un tribunale, secondo Berlusconi.

‘L’analista Romano non è sorpreso che gli italiani permettano a Berlusconi di farla franca con le sue canagliate. “Esiste una specie di immoralità italiana, in base alla quale valori come la famiglia e la simpatia per un capo vengono considerati più proficui di rigorosi parametri morali.” Il successo è più importante del tener fede ai princìpi.

Berlusconi rappresenta il successo, il denaro, il potere. In un paese in cui l’opposizione di sinistra è implosa, gli elettori continuano a ripetere che non hanno altra scelta che votare per Berlusconi, la cui frustrazione è data dal fatto che non tutti gli italiani sono caduti vittima del suo fascino. Secondo Romano, “ha la grande pulsione di essere amato”.
[Articolo originale “Berlusconi doet een gooi naar politieke almacht” di Bas Mesters]

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Parlamento europeo: in lizza un Principe attrici e vallette

Posted by milionidieuro su 29 aprile 2009


Liste pronte per quasi tutti i partiti in vista della scadenza di domani alle 20 per presentare le candidature alle europee. La fantasia è sicuramente la vincitrice di questa tornata elettorale che vedrà correre e competere fra loro per un seggio a Strasburgo la velina e il giornalista, l’ex pm e l’operaio e da ultimo oggi si è aggiunto anche un principe: Emanuele Filiberto che dopo la vittoria nello show `Ballando con le stelle´, si candida con l’Udc nel Nord Ovest dietro un altro illustre outsider, Magdi Cristiano Allam, l’ex vicedirettore del Corriere della sera convertito al cristianesimo e battezzato da Papa Ratzinger. Con i centristi correrà anche Roberto Carlino, il titolare dell’agenzia immobiliare Immobildream che ha già pronti i manifesti, coniugando le iniziali del partito e la sua esperienza professionale si presenta come `Uno di casa´.
Non meno `originali´ sono le candidature presentate dal Pdl, nel quale ha suscitato anche qualche polemica interna la decisione di mettere in pista, dietro al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, capolista in tutte le circoscrizioni, diverse show girl. Tra le ipotesi poi sfumate c’erano anche Eleonora Gaggioli (già attrice in Elisa di Rivombrosa) e Angela Sozio (la `rossa´ partecipante al Grande Fratello 3). Fra le candidate, invece, sono confermate Barbara Matera (attrice e annunciatrice per la Rai), Susanna Petrone (valletta della trasmissione sportiva Guida al Campionato) e Cristina Ravot (la cantante di Sassari che ha animato alcune serate a villa La Certosa, il buen retiro sardo del premier Silvio Berlusconi).

Ignazio La Russa assicura: «Sono tutte laureate».

Per i democratici il campione degli outsider è il giornalista del Tg1, David Sassoli, che per il seggio europeo rinuncerà alla carica di vicedirettore, ma che non è nuovo a questo ambiente visto che è stato compagno di scuola dell’attuale segretario, Dario Franceschini. Tra i candidati democratici nuovi alla carriera politica si segnalano poi, la giornalista anticamorra Rosaria Capacchione, l’Obama italiana, così incoronata da El Pais, Debora Serracchiani, giovane segretaria del Pd di Udine, il simbolo della lotta alla mafia, Rita Borsellino, capolista nelle Isole. Per la campagna elettorale dell’Idv protagonisti saranno due ex pm, lo stesso leader Antonio Di Pietro, che sfida il Cavaliere candidandosi capolista in 4 su 5 circoscrizioni, e il `collega´ assorto alle cronache per l’inchiesta Why not, che scosse i palazzi della politica, Luigi De Magistris.

Gli outsider scelti a sinistra sono invece figure tradizionalmente legate a quel mondo, operai, intellettuali, omosessuali, esponenti delle minoranze etniche: con Sinistra e libertà correrà come capolista al Sud, Imma Battaglia, lesbica, leader storica del movimento gay, presidente dell’associazione Di Gay Project. Con Vendola e Fava si è schierato anche Sergio Staino, storico vignettista dell’Unità.

Ferrero, Diliberto e Salvi hanno invece chiamato a cimentarsi per un seggio al parlamento europeo tanti operai, come Ciro Argentino della Thyssen Krupp, docenti universitari come Alberto Burgio, Diana Pavlovic, attrice Rom, Bassam Saleh, della comunità palestinese, Esaq Suad Omar Sheik, della comunità somala. Le europee saranno anche l’occasione per il ritorno sulla scena politica di Clemente Mastella, che dopo la caduta del governo Prodi e la scelta di non correre con il suo simbolo dell’Udeur alle politiche, sarà in lista con il Pdl.

La bellezza della democrazia: Silvio Berlusconi candida modelle al Parlamento Europeo

Articolo di Politica estera, pubblicato giovedì 23 aprile 2009 in Inghilterra.
[The Times]

Silvio Berlusconi ha occhio per le ragazze carine con un passato nello showbusiness e ha portato alcune di loro in Parlamento e anche nel suo Governo, per ravvivare la politica.

Anche rispetto ai suoi standard, Berlusconi, il Presidente del Consiglio italiano, ha scelto una impressionante rosa di candidate per dare al suo partito un nuovo volto per le elezioni del Parlamento Europeo a giugno, incluse una protagonista del Grande Fratello e una concorrente di Miss Italia.

Nessuna di loro ha esperienza politica anche se Angela Sozio, 36 anni, ex concorrente dai capelli rosso fiamma del Grande Fratello, la versione italiana di Big Brother, due anni fa fu nei titoli dei giornali quando i paparazzi la fotografarono con altre showgirls mentre passeggiavano mano nella mano con Berlusconi, 72 anni, a Villa Certosa, la sua villa in Sardegna.

Le fotografie, che apparirono sulla popolare rivista Oggi con il titolo “L’Harem di Berlusconi”, mostravano alcune ragazze sedute sulle ginocchia del Presidente del Consiglio. Lui insistette che si stava comportando in modo ospitale mostrando alle ragazze la sua tenuta al mare mentre la moglie, la ex attrice Veronica Lario, era nella sua villa vicino a Milano.

I futuri politici includono anche Eleonora Gaggioli, un’attrice famosa per il suo ruolo nel dramma popolare in costume Elisa di Rivombrosa; Camilla Ferranti, apparsa in Incantesimo, una soap opera ambientata in una clinica di chirurgia plastica, e Barbara Matera, che partecipò alle eliminatorie di Miss Italia e proseguì fino a diventare un’annunciatrice sui canali della televisione di stato RAI.

Per prepararsi a Strasburgo, alle potenziali euro-parlamentari è stato fatto un corso accelerato da parte dei migliori politici italiani. Negli uffici principali del partito di centro-destra Popolo delle Libertà (PdL) hanno seguito un seminario su storia europea e fatti di attualità, Nato, Banca Centrale Europea e IMF tenuto da Franco Frattini, Ministro degli Esteri, Iganzio La Russa, Ministro della Difesa, e Berlusconi. Berlusconi ha detto alle ragazze: “Dovrete studiare e prepararvi su tutti i lavori delle istituzioni europee e internazionali.”

Alcune autorità del partito hanno affermato che la selezione finale da una breve lista di candidati dovrebbe essere fatta nei prossimi giorni, ma hanno aggiunto che le quattro vi figureranno sicuramente. Le elezioni europee in Italia si tengono secondo un sistema di rappresentanza proporzionale, con i partiti che presentano liste regionali di candidati. “Voglio facce giovani, nuove, per rinnovare l’immagine dell’Italia e del PdL in Europa” ha detto Berlusconi.

Ha affermato che un sondaggio lo ha dato al 73.5%, rendendolo il “più amato leader del mondo”, prima del Presidente brasiliano Lula da Silva (69.4%) e del Presidente Obama (59.9%), anche se non ha detto dove siano apparsi questi risultati. Questa settimana un sondaggio su La Repubblica ha dato al Presidente del Consiglio un tasso di popolarità personale del 56%, in aumento di 4 punti, e al suo Governo del 46%, in aumento di 2 punti.

Le ragazze seguiranno le orme di figure affascinanti come Mara Carfagna, la modella senza veli che è diventata Ministro delle Pari Opportunità. Questa politica di reclutamento ha portato il Presidente del Consiglio a navigare in turbolente acque matrimoniali, in passato. Due anni fa la moglie di Berlusconi pretese – e ottenne – scuse pubbliche quando lo sentì dire alla Carfagna durante una cerimonia di premiazione televisiva: “Andrei dappertutto con te, anche su un’isola deserta. Se non fossi già sposato, ti sposerei subito.”

La Carfagna, che si è laureata in legge a Salerno prima di lavorare nei varietà televisivi e di posare semi-nuda nei calendari, è entrata in Forza Italia, il partito politico di Berlusconi che ora fa parte del PdL, e fu nominata ministro quando il centro-destra vinse le elezioni lo scorso anno.
[Articolo originale ” Beauty of democracy as Silvio Berlusconi picks model MEP candidates ” di Richard Owen]

Berlusconi dà lezione ad attrici e modelle in vista delle elezioni europee

Articolo di Politica interna, pubblicato mercoledì 22 aprile 2009 in Brasile.
[O Estado de Sao Paulo]

Il premier vuole facce nuove al governo: le prescelte hanno ricevuto depliant esplicativi sul FMI e sulla Nato
ROMA – Secondo quanto riportato mercoledì 22 dalla stampa locale, il Primo Ministro italiano Silvio Berlusconi potrebbe presentare, come candidate alle prossime elezioni per il Parlamento Europeo del 7 giugno, modelle, attrici e protagoniste di programmi televisivi.
Alcune di queste “celebrità” italiane hanno frequentato un corso nella sede del Popolo della Libertà (PDL) il partito di Berlusconi, durante il quale hanno ricevuto informazioni sulle attività del governo italiano. Inoltre sono stati distribuiti depliant sulle organizzazioni internazionali, come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Nato.
Il quotidiano economico Il Sole 24 ORE indica come possibili candidate Barbara Mattera, ballerina nei programmi delle reti televisive di proprietà di Mediaset, controllata da Berlusconi; Angela Sozio, ex partecipante dell’edizione italiana del Grande Fratello e l’attrice Eleonora Gaggioli.
“Voglio facce nuove per rinnovare l’immagine del PDL in Italia e in Europa” ha detto Berlusconi durante il suo discorso al seminario, diretto dal ministro degli Affari Esteri Franco Frattini. In tutto hanno partecipato al corso più di 30 ragazze, tra cui anche alcune deputate del PDL.
Secondo il quotidiano «Il Messaggero», Berlusconi compilerà le liste per le prossime elezioni europee basandosi sugli ultimi sondaggi, che gli attribuiscono tra 35 e 36 seggi al Parlamento Europeo.
[Articolo originale “Berlusconi dá aula a atrizes e modelos para eleições europeias” di EFE]

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SI PREDICA BENE …

Posted by milionidieuro su 21 aprile 2009

E’ stato il ”disprezzo per il bene comune e per le regole” che si sta delinaendo in questi giorni dopo le dichiarazioni della popolazione ma anche dalle inchieste avviate dalla magistratura circa le responsabilita’ in relazione ai danni provocati dal terremoto in Abruzzo, che ha aggravato le conseguenze del sisma. La dura denuncia giunge dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che oggi ha ricevuto nella tenuta di Castel Porziano una delegazione dei vertici dei frati francescani in occasione degli 800 anni della loro Regola.

Il Capo dello Stato ha colto lo spunto proprio dal messaggio di San Francesco, che ”e’ di esempio anche oggi, di fronte ad un indubbio ed allarmante decadimento dei valori spirituali, umani e morali” e non ha esitato quindi a parlare di ”comportamenti dettati dall’avidita’, dalla sete di ricchezza e di potere, dal disprezzo per l’interesse generale e dall’ignoranza dei valori elementari di giustizia e solidarieta”’.

”Persino quando oggi pensiamo all’Abruzzo, e soffriamo per le vittime dei danni provocati dal terremoto – ha aggiunto – un evento certamente naturale imprevedibile, non possiamo non ritenere che anche qui abbia contato in modo pesante, abbiamo contribuito alla gravita’ del danno e del dolore umano da esso provocato, anche questi comportamenti: sprezzo delle regole, disprezzo dell’interesse generale e dell’interesse dei cittadini”.

Edifici costruiti con la sabbia del mare a L’Aquila Pubblicato venerdì 10 aprile 2009 in Spagna
[El Mundo]

– La procura generale dell’Aquila aprirà un’inchiesta
– Costruttori senza scrupoli mescolano cemento con sabbia del mare per risparmiare
– Le fondamenta potrebbero essersi danneggiate a causa della corrosione del sale

Mentre l’Italia seppellisce le vittime del terremoto che lunedì ha colpito il centro del paese, i tecnici cercano di accertare se alcuni edifici siano stati costruiti senza seguire le normative antisismiche e con materiali di scarsa qualità, il che spiegherebbe come alcuni di essi siano crollati come castelli di sabbia .
Infatti, secondo quanto pubblicato dal quotidiano italiano “La Repubblica”, il procuratore generale dell’Aquila aprirà un’inchiesta sui materiali ed i metodi utilizzati per la costruzione degli edifici. Il giornale riporta come esempio due edifici praticamente identici situati uno accanto all’altro in Via Campo di Fassa, a L’Aquila. Uno di loro è ancora in piedi e l’altro è completamente crollato. Tutti gli occupanti del primo si sono salvati, mentre nel secondo 29 persone hanno perso la vita.
Il terreno su cui è stato costruito questo edificio di sei piani e di 24 appartamenti, è in forte pendenza. Da fuori sembrava un edificio solido ma i materiali trovati tra le macerie indicano che all’interno non lo era affatto.
Era costruito con cemento armato? L’architetto Antonio Perrotti ha spiegato a “La Repubblica” che cosa potrebbe essere accaduto: “O hanno sbagliato i calcoli per la progettazione dell’edificio o hanno costruito in una zona non sicura. Non ci può essere altra spiegazione: l’altro edificio è rimasto piedi”. Tuttavia si dovrà attendere che si analizzino i materiali trovati tra le macerie per determinare il motivo per cui il sisma ha raso al suolo alcuni edifici e lasciato altri intatti.

Sabbia di mare nel cemento

Secondo “La Repubblica” molti edifici di nuova costruzione (cioè, degli ultimi 30 anni), in Abruzzo (e in gran parte del paese, in particolare nel centro e nel sud), sono stati costruiti con il cemento mescolato con sabbia di mare. I tecnici ritengono che le fondazioni potrebbero essere state danneggiate a causa della corrosione del sale e mettono in guardia sul fatto che gran parte degli edifici del sud sono costruiti così.
Paolo Buzzetti, presidente della Associazione Nazionale dei Costruttori (Ance), ne è convinto: “Il problema non è che non si sono rispettate le norme asnitsismiche, il problema è la scarsa qualità del cemento”.
Un altro tecnico ha spiegato che costruttori senza scrupoli utilizzano sabbia di mare, che non costa nulla in confronto ad altri materiali. E il problema della sabbia di mare è che, a parte le sue impurità, è piena di cloruro di sodio, che nel corso del tempo si mangia il ferro.

Edifici più sicuri
Giovedì, durante la sua visita alle località colpite dal terremoto, il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, ha avvertito che nessuno è esente da colpe in questa tragedia. Napolitano è rimasto sorpreso dallo spettacolo offerto dalla capitale abruzzese: “Pensavo che il terremoto avesse colpito solo le vecchie case, l’avevo visto dall’elicottero, mi dicevo che erano case vecchie, ma qui vedo che no c’è una casa integra”, ha detto commosso.
“Non si tratta di individuare responsabilità, ma di capire perché le leggi non sono state osservate, per mancanza di controlli o per irresponsabilità diffuse”. “Nessuno deve chiudere gli occhi, né chi vende né chi compra una casa … Si dovrà decidere che cosa possiamo fare perché questo non si ripeta. Per evitare disgrazie come questa dobbiamo fare in modo che gli edifici siano più sicuri, compresi i più antichi”.

[Articolo originale]

Negligenza mortale a L’Aquila
Pubblicato giovedì 9 aprile 2009 in Francia
[Libération]

Dopo lo choc, il lutto e l’emozione, il terremoto de L’Aquila inizia a lasciar spazio alle domande. Le ricerche degli ultimi scomparsi erano ancora in corso ieri, due giorni dopo il violento sisma che ha spazzato via il capoluogo dell’Abruzzo lunedì alle 3.32, causando almeno 272 morti.
INCREDULITA’. Ma tutti si interrogano ormai sulla solidità degli edifici e sui responsabili di un tale disastro. Perché L’Aquila, già duramente colpita da un terremoto trecento anni fa, era situata in una zona altamente sismica. “Un ospedale costruito nove anni fa si é sgretolato. La prefettura è crollata. La casa dello studente è distrutta. Si può capire che le vecchie case in pietra secolare siano cadute, ma non l’ossatura stessa della comunità e i suoi edifici pubblici costruiti recentemente” ha rimarcato Antonio Polito, direttore del quotidiano progressista “Il Riformista”. Il crollo della prefettura che avrebbe dovuto servire a coordinare i soccorsi in caso di catastrofe ha provocato una forte incredulità.
A L’Aquila, il crollo del Palazzo del Governo (in italiano nel testo, N.d.T.), con la sua architrave spezzata, è il simbolo della tragedia. Così come l’ospedale San Salvatore, molto danneggiato ed evacuato. La prima pietra era stata posata nel 1969. Ma è stato inaugurato solo trent’anni dopo. Nel frattempo, sono state sbloccate ingenti sovvenzioni (nel 1996, la procura dell’Aquila aveva aperto un’inchiesta a proposito di eventuali appropriazioni indebite di fondi) che non hanno impedito la moltiplicazione di errori di costruzione.
Evidentemente, le norme antisismiche non sono state rispettate. Le prime regole sono state approvate a livello nazionale nel 1974. In seguito all’emozione causata dal terremoto di San Giuliano di Puglia, che aveva causato la morte di 27 bambini sepolti sotto le macerie di una scuola, il Governo aveva adottato nel 2005 un decreto che prevedeva regole ancora più rigorose.
Ma di rinvio in proroga, il testo non è mai entrato realmente in vigore. Soltanto gli edifici costruiti dopo il marzo 2008 devono rispettare le nuove normative. La maggior parte dei vecchi edifici non è mai stata rinforzata. La Casa dello Studente, dove hanno trovato la morte numerosi giovani, è stata costruita negli anni ‘70. È stata rinnovata nel 1998 e poi nel 2007. Ma a quanto pare non sarebbe mai stata messa a norma antisismica. “Sono stati uccisi dalla speculazione” titolava ieri l’Unità, il quotidiano vicino al Partito Democratico. Anche il quotidiano della Confindustria, il “Sole 24 Ore” denuncia la “speculazione”.
CONDONI. Denunciando la mancanza di controlli, il geologo Mario Tozzi ha insistito: “Non è il terremoto ad uccidere, ma le case costruite male”. Quanto all’opposizione di sinistra, denuncia la politica dei condoni in materia di costruzioni abusive promossa da Silvio Berlusconi, il quale, per rilanciare l’economia, ha recentemente proposto di autorizzare i proprietari italiani ad aumentare del 20% il volume delle loro case.
[Articolo originale di Éric Jozsef]

Il lassismo nell’applicazione della legge si manifesta nel crollo di alcuni edifici in Italia
Pubblicato martedì 7 aprile 2009 in USA
[New York Times]

A partire da mercoledì, secondo quanto promesso durante una conferenza a L’Aquila, “ogni stanza e ogni crepa” in “decine di migliaia di case” nella regione devastata dal terremoto sarà ispezionata da tecnici specializzati.
Gli esperti cercheranno di determinare la solidità strutturale degli edifici e cercheranno di rispondere ad una domanda precisa: perché alcuni edifici hanno resistito al terremoto di magnitudo 6.3 mentre altri non ce l’hanno fatta?
Martedì alcuni esperti e funzionari hanno suggerito che il lassismo nell’applicazione delle norme di costruzione potrebbe aver avuto un ruolo importante. Mentre molti edifici storici non hanno resistito, non hanno retto neppure alcuni edifici moderni, come l’Ospedale San Salvatore a L’Aquila, che ha dovuto essere evacuato, e uno studentato dell’Università de L’Aquila, dove sono morti diversi studenti.
Il quotidiano di Milano “Corriere della Sera” ha titolato “La farsa degli edifici anti-sismici”.
“Abbiamo le leggi, ma come spesso accade in Italia, non sono adeguatamente rispettate” afferma Ermete Realacci, esperto ambientale e deputato del Partito Democratico, il più grande partito all’opposizione, che sostiene agevolazioni fiscali per i proprietari di immobili che ristrutturano gli edifici secondo le leggi anti-sismiche.
D’altra parte, secondo le accuse di Realacci, che cita le leggi proposte per favorire l’edilizia allentando i limiti sulle cubature delle case, la coalizione conservatrice di Berlusconi continua a fare pressioni per mitigare le norme di costruzione. La misura, che viene discussa in questo momento, ha drasticamente “semplificato le leggi anti-sismiche” ha affermato Realacci.
I terremoti sono comuni in Italia, specialmente nelle regioni centrali e del sud. Le statistiche del governo dimostrano che almeno il 64% di tutte le città italiane affronta un rischio da medio ad alto di subire seri danni in seguito ad un terremoto.
Molti degli edifici danneggiati o distrutti dal terremoto in Abruzzo sono stati costruiti molto prima che negli anni ‘80 l’Italia cominciasse a imporre leggi sismiche più severe sulla costruzione degli edifici. Edifici storici e monumenti, fra cui la Prefettura de L’Aquila, un ex monastero restaurato nel XIX secolo, si sono ridotti in cumuli di pietre tanto rapidamente quanto i loro omologhi in cemento armato.
Dopo ogni importante evento sismico si fa una nuova legge, afferma Donatella Guzzoni, ingegnere ed esperta nella conservazione di edifici storici, ma una legge esaustiva approvata dal Parlamento lo scorso anno non entrerà in vigore fino al 2010. Ed anche allora non avrà effetto sugli edifici preesistenti.
“Il nostro patrimonio storico è vasto e molto vulnerabile” ha affermato. “Avremmo anche commesso i nostri errori, ma é pur vero che abbiamo un’immensa eredità culturale da conservare”. Gli edifici che potrebbero essere considerati pericolosi da un punto di vista sismico non possono essere sempre demoliti e ricostruiti. “E’ una questione culturale” ha proseguito. “Non distruggiamo ciò che é in rovina”.
[Articolo originale di ELISABETTA POVOLEDO]

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Amianto, 500mila i morti annunciati per i primi trent’anni del secolo e A L’AQUILA E NEI COMUNI COLPITI DAL TERREMOTO???

Posted by milionidieuro su 21 aprile 2009

300 bare. 300 nomi. Uccisi, ma non dal terremoto. Dalle case assassine. Costruite rubando sui materiali, rubando sulla sicurezza. Uccisi dall’edilizia selvaggia, da parcheggi sotterranei ricavati erodendo le fondamenta degli edifici. Da chi doveva vigilare e non ha vigilato. Da chi doveva fermare i lavori e non è intervenuto. Da una causa rimasta pendente, da una condanna che non è mai arrivata.
300 cadaveri, disposti in file ordinate davanti al Presidente del Consiglio. 300 altri, disposti alla rinfusa, sotto alle macerie. In Irpinia furono coperti da colate di cemento, per evitare epidemie. Verranno fuori tra duemila anni, come a Pompei.
Nel frattempo, altri se ne andranno. Molto prima, forse tra venti o trent’anni. Quando meno se lo aspettano, implacabilmente, inesorabilmente. Con tutta probabilità, inspiegabilmente.
L’eternit è un materiale isolante fatto con l’amianto. L’amianto è un minerale fibroso, i cui filamenti sono così leggeri da restare in sospensione nell’aria per molto tempo, e sono così piccoli da avere un diametro inferiore a quello che le nostre vie respiratorie sono in grado di filtrare. Basta inalarne uno, uno solo. Poi, non resta che aspettare. Le patologie connesse si sviluppano anche dopo venti o trent’anni. Si chiamano abestosi, mesotelioma, carcinoma polmonare, e sono tutte mortali.
Nei giorni successivi al sisma, i comuni colpiti erano polveriere di calce ed altri materiali finemente triturati. A fine giornata, il sapore di calcinacci e muratura rimaneva nella gola e nei polmoni.
Quanti degli edifici crollati avevano un tetto in eternit? Almeno il 20, 30%. L’aria era satura di amianto.
Dal momento del crollo in poi, ogni respiro a L’Aquila e dintorni è stato una probabile condanna a morte. I sopravvissuti, i soccorritori, i giornalisti, gli operatori, le forze dell’ordine e i parenti accorsi alla disperata ricerca di notizie dei loro cari, …tutti.

Saranno i prossimi a morire…..

I numeri sono allarmanti: 90.000 morti l’anno secondo la rivista scientifica The Lancet; 500.000 quelli annunciati per la sola Europa nei primi 30 anni del XXI secolo. Eppure non sono bastate queste cifre, terrificanti, per convincere la Commissione europea ad imporre un divieto totale e definitivo sull’utilizzo dell’amianto, la cui pericolosità è legata a una serie di minerali letali per l’essere umano.
Queste sostanze finiscono in decine e decine di oggetti o strutture con le quali ogni giorno veniamo a contatto. Dai freni a disco ai tostapane, dai materiali da costruzione navale agli edifici privati e pubblici (come le scuole). La nocività dell’amianto è stata accertata dal 1906, ma ci sono voluti decenni per convincere alcuni governi a metterlo al bando. E la strada è ancora tutta in salita.
L’u
ltimo colpo di scena risale al 18 e 19 febbraio scorsi. A Bruxelles si doveva decidere per una regolamentazione sull’utilizzo di alcune sostanze chimiche sul mercato europeo (tra cui le fibre di amianto). Francia, Italia, Belgio e Paesi Bassi si sono pronunciati per un’immediata decisione in merito, ma la maggior parte dei rappresentanti degli Stati membri ha votato a favore di una deroga (rifacendosi a una decisione presa nel 2007 da un gruppo di lavoro della Direzione Generale Imprese della Commissione europea per prolungare, appunto, la derogazione sull’amianto). In sostanza: un nulla di fatto che lascia invariata la situazione e fa slittare le decisioni ad un momento ancora da definire.
“La deroga proposta dalla Commissione europea deve passare il vaglio del Parlamento Ue, che ha tempo sei mesi per pronunciarsi” spiega Laurent Vogel, direttore del dipartimento Salute e sicurezza dell’Istituto sindacale europeo. “Di mezzo però ci sono le elezioni europee di giugno. E il rischio è quello di vedere i dibattiti prolungarsi in eterno. Se la deroga dovesse essere concessa, gli Stati membri chiederanno di fare di nuovo il punto della situazione nel 2012″. E visti i tempi della burocrazia europea, “rischiano di pronunciarsi in maniera definitiva non prima del 2015″.

Per Eric Jonckheere, fondatore della Abeva, associazione per sensibilizzare l’opinione pubblica al pericolo dell’amianto, la delusione è stata immensa. “Non posso credere che all’alba del XXI secolo ci siano governi europei disposti a piegarsi di fronte al mondo industriale su una vicenda così grave” ha spiega Jonckheere . “Se questa deroga dovesse passare, ai 500.000 morti annunciati in Europa entro il 2030 se ne aggiungeranno altre decine di migliaia negli anni succesivi”, ha spiegato. “Io e la mia famiglia siamo cresciuti a Kapelle-Op-Den-Bos, dove mio padre lavorava come ingegnere della multinazionale belgo-svizzera Eternit, la stessa che ha mandato al macello i lavoratori di Casale Monferrato, Cavagnolo (Torino), Bagnoli (Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia)” sottolinea Jonckheere, e aggiunge “L’amianto dell’Eternit ha spazzato via la mia famiglia”. Le confidenze di Jonckheere a sono preziose, perché illustrano gli effetti devastanti di un prodotto “che non uccide soltanto le persone che lavorano all’interno di una fabbrica, come mio padre, ma anche coloro che vi entrano in contatto. Sebbene non avesse mai lavorato nello stabilimento dell’Eternit, mia madre (morta nel 2000 all’età di 63 anni, ndr) è il primo caso in Belgio di vittima ambientale”. Dopo di lei, sono morti altri due fratelli: “il primo a 43 anni, il secondo un mese fa, 44 anni appena compiuti”.
È proprio il dolore per le perdite dei familiari che ha spinto Eric Jonckheere a fondare un’associazione senza scopo di lucro. “Con Abeva cerchiamo di sensibilizzare non soltanto l’opinione pubblica ma anche la nostra classe politica sui rischi di salute pubblica che l’amianto fa planare sui lavoratori e i cittadini. E cerchiamo di insistere sulla necessità di assistere le vittime di oggi e di domani. Pochi lo sanno, ma in futuro l’asbestosi farà più vittime del tabacco. Ecco perché la deroga che la Commissione europea intende concedere ai gruppi industriali va combattuta”.
La battaglia si annuncia lunga e difficile. Le multinazionali hanno il vento in poppa. “Dow Chemical, Solvay e Zachem possono contare sul supporto di altri tre gruppi industriali, due svedesi e un bulgaro” spiega Vogel. “Purtroppo le attività lobbyistiche hanno ridotto la capacità della Commissione a decidere in maniera indipendente”, come proverebbero anche fonti confidenziali. “Alcuni gruppi hanno speso somme importanti per la ricerca di materiali e di processi di sostituzione all’amianto” si legge tra i commenti rilasciati da esperti della Commissione a rappresentanti della società civile. “Dow (Chemical)” ad esempio, “ha speso 200 milioni di euro. La Commissione può prendere una misura di interdizione se è provato che esiste un rischio” nel caso della produzione di cloro. “Tuttavia, gli Stati, gli industriali e i sindacati sono d’accordo per dire che non vi è alcun rischio”. Non solo. “C’è chi, come Solvay, ha addirittura trovato un’alternativa all’amianto nei suoi stabilimenti americani, ma non in Europa!” tuona Jonckheere. “Oggi questi gruppi approfittano della crisi economica per dire che il passaggio a una produzione pulita costa troppo. Ma i governi non si rendono conto che i costi per curare nei prossimi anni i malati di tumore o di meotelioma saranno nettamente superiori!”.

Quella dell’amianto è una vicenda che dura ormai da troppo tempo. Il primo divieto europeo risale al 1999, quando una direttiva Ue vietò la produzione e l’introduzione sul mercato comunitario delle fibre serial-killer a partire dal 1 gennaio 2005. L’unica eccezione fu quella concessa ai diaframmi utilizzati per la fabbricazione del cloro. Questa deroga, limitata a tre anni (fino al 1 gennaio 2008), doveva essere transitoria, il tempo necessario per i gruppi industriali chiamati in causa di trovare alternative ‘pulite’ al processo di produzione. Da allora, la maggior parte delle multinazionali hanno trovato una soluzione, salvo tre: Dow Chemical (Stati Uniti), Solvay (Belgio) e Zachem (Polonia).
Oggi le prospettive sono torbide. Per Vogel, “gli Stati membri si sono dimostrati troppo compiacenti con il mondo dell’industria. A parte la Francia, appoggiata dal Belgio e dai Paesi Bassi, gli altri, a cominciare da Germania, Regno Unito e Polonia, non hanno fatto nulla per opporsi alla deroga, anzi”. E l’Italia? “Nelle riunioni di dicembre scorso gli esperti italiani mandati dal vostro ministero della Sanità mi sembravano molto incerti, anche perché non erano molto preparati. Da allora, le cose sono cambiate e l’Italia ha sostenuto la Francia”. Ma i conti rischiano comunque di essere salati. Oltre alla deroga sulla produzione e importazione, c’è in ballo la possibilità di introdurre sul mercato europeo materiali contenenti amianto e in uso prima del 1 gennaio 2005. “In questo caso” sottolinea Vogel,la Commissione lascia a ogni Stato membro la libertà di concedere o meno delle deroghe”. Problema: “se la Polonia accetta l’importazione di materiale dalla Russia o dal Canada, ovvero dai due più grandi ‘produttori’ di amianto al mondo, c’è il rischio che questo materiale finisca sul mercato europeo, ivi incluso l’Italia”, spiega Vogel. Il che significa altre vittime supplementari tra i prossimi 20 o 40 anni.

Dal dopoguerra al 1992, anno in cui l’Italia ha deciso di vietare l’amianto, circa 3,7 milioni di tonnellate sono entrate nella composizione di oltre 3.000 prodotti diffusi nel nostro paese. L’effetto è quello di una bomba ad orologeria. Secondo gli pneumologi italiani, ogni anno, nel nostro Paese, 3.000 persone sono uccise da asbestosi (malattia polmonare cronica conseguente all’inalazione di fibre di amianto o asbesto): 1.000 per mesotelioma, 1.500 per tumore pulmonare, gli altri per tumori rintracciati in altri parti del corpo. Nonostante questi dati, il lavoro da fare sulla via delle restrizioni all’utilizzo dell’amianto sembra ancora in una pericolosa fase di stallo.

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Sorprendente come i cittadini e i media accettino in massa le sue bugie

Posted by milionidieuro su 30 marzo 2009

Pubblicato sabato 28 marzo 2009 in Olanda
[de Volkskrant]

Da corrispondente in Italia mi sento spesso come Keanu Reeves nel film The Matrix, o Jim Carrey nel Truman Show. È una sensazione spaventosa: vivere e lavorare in una democrazia dell’Europa Occidentale che fu tra i fondatori dell’Unione Europea e fa parte di prominenti forum internazionali come il G8, e ciò nonostante sentirsi come i personaggi che lottano in angosciosi film su illusione e realtà.
Ma l’Italia di Silvio Berlusconi ne dà tutto il motivo. Quindici anni dopo l’ingresso di Berlusconi nella politica italiana, il paese si allontana sempre piú dai valori democratici essenziali.
Neo (Reeves) e Truman Burbank (Carrey) in The Matrix e The Truman Show si rendono conto che il loro intero ambiente vive secondo la sceneggiatura di un regista onnipotente. Però non vedono la loro sorpresa e preoccupazione al riguardo riflessa in alcun modo nella reazione delle persone che li circondano; tutti si comportano esattamente come se non succedesse niente di strano, o semplicemente non se ne rendono conto. Chi cerca di seguire e di capire la politica e la società in Italia inevitabilmente avrà la stessa esperienza.

Corrotto
Il raffronto si è imposto all’attenzione molto chiaramente il mese scorso. Nel pomeriggio di martedì 17 febbraio è apparsa sui siti dei principali giornali italiani una notizia dal titolo: ‘David Mills è stato corrotto’: condannato a 4 anni e sei mesi.
Riguardava una notizia esplosiva: il tribunale di Milano aveva riconosciuto l’avvocato britannico David Mills colpevole di corruzione per aver accettato 600 mila dollari da Silvio Berlusconi negli anni novanta, in cambio di rendere falsa testimonianza in due processi per corruzione istituiti contro l’imprenditore-politico. La sentenza contro Mills era altamente incriminante anche per il premier italiano dell’Italia, perchè se c’è un corrotto ci deve essere anche un corruttore.

Cose strane

Ma in Italia sono successe un paio di cose strane con questa notizia. Per iniziare diversi giornali hanno scritto la sentenza tra virgolette, come se si trattasse non di un fatto giuridico ma semplicemente di un’opinione personale da poter contestare con facilità. Ciò infatti è immediatamente successo.
Nel sito web del Corriere della Sera, un giornale di riguardo in Italia, vari lettori hanno messo in dubbio la sentenza del tribunale milanese. “Perchè questa sentenza arriva giusto 24 ore dopo le elezioni in Sardegna?” si chiede uno di loro. Il partito di Berlusconi, Popolo delle della Libertà (PdL), aveva vinto quelle elezioni regionali con una schiacciante maggioranza; l’isola italiana è tornata dopo lungo tempo in mano della destra, cosa che ha provocato una grande euforia negli ambienti del PdL.
I giudici hanno deliberatamente cercato di rovinare la festa con la loro sentenza, riteneva il lettore sopracitato.
Un altro ha fatto un ulteriore passo in avanti. Quella “ennesima sentenza fatta per rovinare la festa”, avverte i giudici, “servirà solo a rafforzare il nostro premier e la sua coalizione, quindi soprattutto continuate così e sparirete automaticamente, ciao ciao”.
Di per se queste reazioni si potevano archiviare come rigurgiti emotivi di accaniti sostenitori di Berlusconi. Ma stranamente i media italiani gli hanno dato del tutto ragione. Mentre la notizia veniva esaminata a fondo su emittenti straniere come la CNN e la BBC, l’interessante notizia é stata data di striscio dai telegiornali italiani.
Su RaiUno e RaiDue l’argomento è stato incastrato a stento in un minuto verso la fine dell’edizione serale. Su due delle tre reti commerciali di Berlusconi la sentenza è stata completamente ignorata.

Sentenza
E sul canale che ha sì riferito la sentenza, il cronista ha ancora definito l’accertato episodio di corruzione un “supposto pagamento” fatto dalla ditta Fininvest di Berlusconi, e ha chiuso il suo mini servizio con una lunga citazione di un parlamentare del partito di Berlusconi, il quale diceva che il presidente del tribunale di Milano “è chiaramente antagonista della persona di Silvio Berlusconi dal punto di vista politico”.
Come può succedere tutto ciò? Come si può negare e deformare così facilmente e massivamente la realtà? Da anni la stampa internazionale addita il gigantesco conflitto di interessi del premier.
Tutti conoscono Silvio Berlusconi come il grande uomo dietro più di settanta aziende, raggruppate in mega holdings come la Mondadori (la principale casa editrice di giornali, libri e riviste in Italia), Mediaset (la più grande holding televisiva del paese), Mediolanum (servizi finanziari) e la squadra di calcio AC Milan.

Groviglio di interessi

Berlusconi controlla buona parte dei media italiani e viene perciò chiamato da molti giornali stranieri ‘imprenditore-politico’ o ‘premier-magnate dei media’. Ciononostante questi termini dicono troppo poco sul modo in cui questo groviglio d’interessi influisce sulla società italiana.
In generale Berlusconi viene considerato l’uomo dalla parlantina facile e dal sorriso scolpito, il marpione rifatto con il brevetto sulle battute imbarazzanti (come quella su Barack Obama, che definì “giovane, bello e anche abbronzato”‘ un paio d’ore dopo l’elezione di quest’ultimo a presidente degli Stati Uniti). Come premier dell’Italia è perciò agli occhi di molti un buffone da non prendere troppo seriamente. Ma queste qualità da birbantello nascondono alla vista il suo illimitato potere e influenza che intaccano persino il DNA dell’Italia – e purtroppo non in senso positivo.
Le sue emittenti commerciali, il suo settimanale d’opinione “Panorama”, il quotidiano “Il Giornale” (del fratello Paolo) e una lunga lista di giornali di famiglia, si schierano quotidianamente con il loro padrone senza vergogna. Questo servilismo raggiunge forme così elevate che il giornalista televisivo nonchè capo-redattore dell’emittente Rete4 può emozionarsi in diretta leggendo la notizia della vittoria elettorale di Berlusconi.
Per la maggioranza degli italiani la televisione è la principale fonte di informazione, ed è quasi completamente sotto il controllo di fedelissimi di Berlusconi.

Modi sgarbati

Allo stesso tempo i membri dell’opposizione vengono buttati a terra in modo insolitamente sgarbato. Il più combattivo oppositore di Berlusconi, Antonio Di Pietro, da tempo viene chiamato ‘il boia’, o ‘il trebbiatore’ nel corso delle varie rubriche di attualità, che continuano a far vedere le sue foto meno lusinghiere, che immortalano il corpulento Di Pietro sul trattore, in pantaloncini corti.
Questo bizzarro approccio ‘giornalistico’ non scaturisce da una specie di naturale lealta’ dei dipendenti, ma da precisi ordini di servizio. Il giornalista italo-americano Alexander Stille cita nella sua biografia di Berlusconi “Il sacco di Roma” (tradotta in olandese come “Silvio Berlusconi/De inname van Rome), un ex vice-caporedattore de “Il Giornale”, che spaziava su come Berlusconi dava ordini alla redazione negli anni novanta: “Dobbiamo cantare in armonia sui temi importanti per noi (…) Voi, caporedattori, dovete capire che dobbiamo iniziare un’offensiva mirata con tutti i nostri mezzi contro chiunque ci spari addosso. Se quelli che ci attaccano ingiustamente vengono puniti usando tutti i diversi media del nostro gruppo, l’aggressione finisce”.

RAI
Nel ruolo di premier, Silvio Berlusconi esige più o meno la stessa apatia dagli impiegati statali, soprattutto all’interno dell’emittente statale RAI. Durante il conflitto in Irak, che aveva l’appoggio del precedente governo Berlusconi, i giornalisti della RAI non potevano definire gli oppositori della guerra “dimostranti per la pace” o “pacifisti”, ma dovevano chiamarli “insubordinati”.
‘Sei un dipendente dello stato!’ gridò Berlusconi contro il critico giornalista televisivo Michele Santoro un paio d’anni fa durante una trasmissione televisiva, riportandolo all’ordine. Santoro voleva togliere la parola a Berlusconi, che era in linea telefonicamente, perchè questi rifiutava di rispondere alle domande del giornalista, e voleva solo criticare il modo di lavorare di Santoro.

Criminoso
Durante una conferenza stampa in Bulgaria Berlusconi accusò Santoro e due altri giornalisti di aver fatto un ‘uso criminoso della televisione pubblica’. I tre avevano osato fare una trasmissione critica sul premier. In quello che da allora è diventato famoso come ‘l’editto bulgaro’, il premier esigeva che la direzione dell’emittente ‘non permettesse più che accadessero certe cose’. Qualche mese dopo i tre erano spariti dallo schermo.
L’Italia come paese democratico sta molto peggio di quanto molti credano. Ciò dimostrano le misure per la limitazione della libertà che questo governo sta prendendo o preparando (come la prigione per i giornalisti che pubblicano le intercettazioni telefoniche degli indiziati; pressione politica su medici e insegnanti per denunciare gli immigranti illegali alla polizia; limitazione dell’indipendenaza del potere giudiziario).
Ma lo stato preoccupante delle cose si rivela soprattutto nel modo apatico in cui stampa e pubblico ultimamente reagiscono a questo genere di piani. L’Italia si abbandona sempre di più alla realtà altamente colorata con cui viene abbindolata dall’apparato di potere di Berlusconi.

Duramente
Certo, giornali e riviste di opinione come La Repubblica, l’Unità e l’Espresso continuano ad andare duramente contro il premier quando è necessario. Ma sono predicatori nel deserto: i due principali giornali italiani hanno insieme una tiratura di solo 1,3 milioni, su una popolazione di quasi 60 milioni.
La televisione è per la stragrande maggioranza degli italiani la fonte di informazione principale, e ora è quasi tutta sotto monitoraggio di gente fidata di Berlusconi.
Inoltre, anche i giornali al di fuori dell’impero di Berlusconi sentono il suo braccio forte. Come il giornale torinese La Stampa, proprietà della Fiat. ‘Vista la situazione in cui versa la Fiat, La Stampa non si trova nella posizione di esprimere critiche nei confronti di Berlusconi, e ciò è altrettanto valido per numerosi altri giornali’, cosí il caporedattore Giulio Anselmi a Stille nel Sacco di Roma. ‘Oltre ai giornali che possiede, c’é tutto un cerchio concentrico di giornali che dipendono direttamente o indirettamente da lui’.

Il guastafeste
Il leader dell’opposizione Antonio Di Pietro racconta nel suo libro Il guastafeste [in italiano con traduzione nel testo, ndt], come sia stato apostrofato “assassino’ da due ragazzi, mentre passeggiava in Piazza Duomo a Milano.
Un tempo Di Pietro era l’eroe del paese per milioni di italiani, nella sua funzione di pubblico ministero dell’ampia operazione anti-corruzione Mani Pulite, che spazzò via un’intera generazione di politici e imprenditori imbroglioni all’inizio degli anni novanta. ‘Questo incidente’, dice Di Pietro a proposito dell’accaduto a Piazza Duomo a Milano, ‘dimostra che quei ragazzi a casa sono bombardati con falsa informazione dalla televisione’.
Dopo un decennio e mezzo, questo moderno indottrinamento sta dando così tanti frutti che Berlusconi osa negare persino le più incontestabili verità.

Proteste
Per esempio, l’anno scorso durante la massale protesta studentesca contro i tagli pianificati nell’istruzione. Gli studenti avevano occupato facoltà di diverse università, con grande irritazione di Berlusconi. ‘Oggi darò al Ministro degli Interni istruzioni dettagliate su come intervenire usando le unità mobili’, disse il premier nel corso di una conferenza stampa.
Quando l’opposizione gridò allo scandalo, Berlusconi il giorno dopo disse bellamente di non aver mai minacciato con le unità mobili. Ancora una volta era stato erroneamente citato dai giornalisti. Però tutti avevano potuto vedere e sentire che il premier l’aveva veramente detto; i suoi commenti erano stati trasmessi da radio e tv.
Nonostante quella prova schiacciante Berlusconi si ostinò sulla sua posizione. E con successo. Giacchè cosa dissero la sera i telegiornali? ‘Il premier dice di essere stato citato erroneamente’.

Democrazia

In una democrazia sana i giornalisti in servizio avrebbero come minimo fatto velocemente rivedere le immagini della conferenza stampa in questione, così da permettere ai telespettatori di concludere da sè se il premier fosse rimbecillito o no. Ma no. ‘Eventualmente, potrete rivedere la nostra trasmissione di ieri su internet’, ha sussurrato il redattore politico di RaiUno alla fine del servizio.
Considerando la situazione alla Matrix in cui versa l’Italia, il suo commento suonava quasi come un eroico atto di resistenza.

Eric Arends è il corrispondente del Volkskrant a Roma

[Articolo originale di Eric Arends]

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