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L’isola del P2P legale e Pirate Bay

Posted by milionidieuro su 18 aprile 2009

STOCCOLMA
Nuovo duro colpo in Svezia per gli internauti che utilizzano sistemi di condivisione di file per scaricare programmi e contenuti: il tribunale di Stoccolma ha condannato a un anno di carcere più un maxi risarcimento danni i quattro titolari del portale Pirate Bay.

Il sito era diventato un sorta di simbolo di un movimento di reazione degli internauti alle politiche di contrasto a quelle attività che case cinematografiche, discografiche e produttori di software accusano di ’piraterià, e di violazione del copyright. I tre giovani amministratori del sito, il 28 enne Gottfrid Svartholm Warg, i trentenni Peter Sunde e Fredrik Neij, e il finanziatore, il 48enne Carl Lundstrom, sono stati riconosciuti colpevoli di violazione del diritto di autore.

Il sito in questione parla di «verdetto folle». «Come in tutti i migliori film, gli eroi perdono all’inizio ma riescono alla fine, comunque, ad ottenere una vittoria epica. È l’unica cosa che Hollywood ci ha insegnato» è il commento che appare sull’homepage di Pirate Bay. Oltre alla pena detentiva, i giudici svedesi li hanno condannati a risarcire danni per 30 milioni di corone, o 2,7 milioni di euro, a favore di diverse società tra cui Warner Bros, Sony Music Entertainment, Emi e la Columbia Pictures. Pirate Bay è un portale consultato da oltre 20 milioni di utenti che mette a disposizione informazioni per reperire e scaricare contenuti sfruttando i sistemi di condivisione di file – Peer to Peer o P2P, in inglese – del tipo «bittorrent». Era diventato il nemico numero uno per le industrie dei media, dopo precedenti successi giudiziari nei confronti di siti come Kazaa e Grokster.

Inoltre in Svezia a fine marzo le autorità avevano già varato una dura stretta normativa su questo settore, con una legge che rende più facile alla magistratura costringere le società che forniscono i servizi di collegamento – gli Internet Services Providers – a fornire i dati informatici (gli indirizzi IP) degli utenti sospettati di violazione delle normative sul diritto di autore. Riforma che secondo i dati preliminari ha provocato un crollo di oltre il 40 per cento sui volumi di traffico internet. In molti altri paesi occidentali resta invece controversa la questione della privacy degli internauti. Se in Gran Bretagna le autorità vorrebbero ottenere più presa sui dati degli utenti, ad esempio pesando a una mappatura di quelli che si collegano al social network FaceBook, da Bruxelles la Commissione europea ha recentemente manifestato l’intenzione di rafforzare le tutele, per evitare che abitudini o preferenze degli internauti vengano carpite a loro insaputa per scopi commerciali o di marketing.

L’isola del P2P legale

Ovunque nel mondo, nonostante norme sempre più severe, denunce legali e contromisure tecniche, la pirateria casalinga dilaga. Scaricare musica, film, videogame, libri, software, senza pagare sembra essere l’attività più popolare in rete. E mentre l’industria discografica implode e Hollywood comincia a tremare, anche in Italia il download dalle reti peer-to-peer è ormai un’abitudine quasi banale per migliaia di persone.

“Scaricare musica gratis è giusto”, sostiene Luca Neri nel libro L’isola dei pirati. Farlo spendendo una sterlina al mese potrebbe addirittura diventare definitivamente legale. Il primo esperimento in questa direzione è atteso per l’estate nell’Isola di Man, un territorio di 572 chilometri quadrati e ottantamila abitanti nel mare d’Irlanda.

Beneficiando della privilegiata condizione di poter scrivere le proprie leggi sul copyright (tecnicamente , l’isola non fa parte nè della Gran Bretagna nè dell’Unione Europea, ma è una “dipendenza della Corona Britannica”), i rappresentanti del governo di Man hanno deciso di proporsi come cavia per un esperimento che potrebbe – a lungo termine – rivoluzionare le norme che regolano la distribuzione musicale online.

Annunciato a inizio anno alla fiera discografica Midem di Cannes, il progetto è stato presentato più nel dettaglio da Ron Berry (consulente per l’e-commerce del governo locale) alla conferenza Digital Music Forum East di New York.

Teoricamente, l’idea è semplicissima: ogni abbonamento Internet di qualsiasi provider dell’isola (in tutto sono tre) costerà una sterlina in più al mese. La somma raccolta verrà redistribuita a tutti i proprietari dei diritti sulle opere condivise: artisti, autori, case discografiche.

Le etichette discografiche sembrano aver dato il via libera al progetto: la scala ridotta dell’esperimento (poche decine di migliaia di utenti) d’altronde non implica troppi rischi anche in caso di fallimento. (Sei anni fa qualcosa del genere avvenne con iTunes, a cui le major concessero il diritto di vendita di musica su Internet anche perchè nella forma originale era limitato agli utenti di computer Apple).

Il sistema potrà servire per valutare alcuni degli aspetti più controversi e problematici di una licenza universale per il P2P. In particolare:

a) le reazioni di quella parte di pubblico che non è interessata a scaricare musica e si vede comunque aumentare il proprio abbonamento Internet (anche se una sterlina al mese, al di là del principio e dell’effetto psicologico dell’aumento, è davvero poco…)

b)
le problematiche sul come ripartire la somma raccolta: ai provider sarà richiesto di installare dei sistemi di riconoscimento che traccino tutta la musica condivisa sul proprio network e ne tengano conto, in modo da rendere automatica la ripartizione dei soldi tra gli aventi diritto. Questo sarà probabilmente un nodo tecnologico e gestionale piuttosto complesso. Sia perchè non è così facile riconoscere univocamente la musica che circola sulle reti P2P (non basta certo segnarsi i nomi dei file MP3, visto che chiunque potrebbe cambiarli o storpiarli a suo piacimento), sia perchè la matassa dei diritti nel mondo della musica è spaventosamente intrecciata e comprende spesso decine di voci, anche solo per una singola canzone.

c) rimane poi il solito dilemma sull’universalità del progetto. Varrà davvero per qualsiasi canzone e artista o ci sarà qualcuno (Paul? Ringo? Yoko?) che se ne tirerà fuori? Nel caso come ci si comporterà nei confronti degli utenti che verranno scoperti a scambiare le canzoni di chi ha voluto rimanere outsider?

d) l’abbinamento P2P/musica è quantomeno parziale, visto che sui network di filesharing ormai si scambia tutto: film, videogiochi, libri, software, fotografie, articoli.

Insomma, l’idea è interessante perchè va nella direzione della legalizzazione di ciò che già oggi milioni di utenti fanno tranquillamente e abitualmente. Potrebbe essere il primo passo verso l’abbattimento di un tabù per l’industria dei contenuti. E’ tuttavia prevedibile che il suo sviluppo non sarà liscio e senza intoppi.

Una cosa però è certa. Molti occhi saranno puntati sull’isola di Man. A livello musicale, fino a oggi rientrava di striscio nelle mappe internazionali, giusto per aver dato i natali ai Bee Gees. Da quest’estate il suo ruolo e la sua visibilità potrebbero fare un balzo significativo.

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