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Archive for the ‘politica’ Category

i capelli di Berlusconi e l’attrazione fatale per le donne ??!!!

Posted by milionidieuro su 2 giugno 2009


Dopo gli attacchi, l’ironia: il Times affida a un commento dal tono antropologico le critiche a Silvio Berlusconi. Terence Kealey scherza sui trapianti di capelli fatti dal premier italiano: «se lo ha fatto per “frequentare minorenni”, per usare le parole di sua moglie, ha commesso un errore». Già, perché queste minorenni hanno già messo in conto che sia pelato e anzi, «potrebbero esserne attratte».

Tirando in ballo Darwin, i gorilla e la selezione sessuale, l’opinionista arriva a Berlusconi. «I capelli svolgono un ruolo di segnalazione sociale in molti mammiferi anziani. Diventano grigi e ciò può essere una buona cosa. Solo i gorilla “silverback”», chiamati così per la schiena argentata, «possono avere un harem di femmine, in parte perché i gorilla di entrambi i sessi rispettano i maschi più vecchi». I capelli grigi spiega l’articolo rafforzano il segnale sociale dell’essere capo. «Così come la calvizie».

«I maschi si sono evoluti in modo da attrarre le donne», continua il Times. «E poiché solo alcuni uomini diventano calvi», bisogna presumere che alcune donne ne sono attratte. Alcune donne preferiscono accoppiarsi con «sugar daddies», espressione usata dagli inglesi per indicare i vecchi amanti danarosi, e in questa scelta, che pur non essendo priva di rischi è «razionale», sono in parte guidate dalla loro calvizie.

«Quale tipo di ragazza può desiderare Berlusconi? Chiaramente il tipo che cerca un “sugar daddy”», scrive Kealy. «Ma una ragazza del genere cercherà, subconsciamente, la calvizie nel suo innamorato e potrebbe essere disorientata dai messaggi contrastanti che la testa di Silvio trasmette». Così, con il trapianto di capelli, «Berlusconi ha confuso le sue potenziali partner».
Le vicende di Berlusconi scatenano sul sito del Times un’ondata di commenti dei lettori, in gran parte critici. E il quotidiano britannico continua a seguire la cronaca con la corrispondenza di Richard Owen: «I sostenitori di Berlusconi respingono le accuse su Noemi Letizia», a pochi giorni dalle elezioni europee.

L’Independent pubblica sul sito un servizio Reuters sull’indagine aperta sui voli di Stato: «Inchiesta porta altri dolori a Berlusconi». Sull’argomento titolano anche i siti dei quotidiani spagnoli El Mundo e El Pais. Quest’ultimo, nella corrispondenza di Miguel Mora, fa notare che nessuno parla del fiasco di Fiat nell’acquisizione di Opel, di fronte all’inazione del governo, che in quel momento stava ordinando di sequestrare le foto sarde. «Il Noemigate continua ad attirare l’attenzione», scrive El Pais, «ed è difficile dire se lo abbia generato un complotto della stampa, come dice Berlusconi, o se è stata una sua astuzia a provocarlo a mo’ di cortina di fumo». El Economista titola «Il Reality Show di Berlusconi, chiave nelle elezioni»: l’articolo della Reuters cita la frase di Nichi Vendola che ha paragonato la campagna elettorale a un “reality show” e afferma che Berlusconi «ha bisogno di una sonante vittoria nelle elezioni europee per mettere a tacere gli scandali sulla sua vita amorosa e gli accordi imprenditoriali che minacciano la sua credibilità».

«Berlusconi conta sulle europee per eclissare Noemi» è il titolo del Nouvel Observateur allo stesso articolo della Reuters, mentre la corrispondenza di Les Echos osserva che ora è l’inverso: «La vita privata di Berlusconi fa dimenticare le elezioni». France Soir mette sulla homepage le «confessioni» di Daniela Santanché: «Veronica Berlusconi avrebbe un amante».
Il quotidiano della sinistra francese Libération mette sul suo sito una raffica di servizi che prendono di mira il premier italiano: «Berlusconi toccato dal Noemigate», «La Repubblica fa vacillare il Cavaliere». Libération definisce «babilonese» Villa Certosa e la paragona a un Petit Trianon (la residenza privata di Maria Antonietta nella reggia di Versailles) e in un commento intitolato «Privato» afferma che è lo stesso Berlusconi a generare confusione tra la sua pratica politica e la sua vita privata e d’uomo d’affari: «Per la prima volta, gli italiani appaiono misurare i pericoli di questo pericoloso miscuglio».

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Cade la maschera del clown

Posted by milionidieuro su 2 giugno 2009

In un lungo editoriale intitolato «Scivola la maschera del clown», il Times è tornato sulle vicende personali di Silvio Berlusconi. «L’aspetto più sgradevole del comportamento di Silvio Berlusconi -si legge- non è che egli sia un clown sciovinista, nè che rincorra donne che hanno meno di 50 anni di lui, approfittando della sua posizione per offrire loro lavoro come modelle, assistenti personali e anche, assurdamente, candidature al Parlamento Europeo. Quello che è più scioccante è l’assoluto disprezzo con cui si rivolge all’opinione pubblica italiana. Il libertino attempato può trovare divertente, o anche coraggioso, comportarsi da playboy, vantando le sue conquiste, umiliando sua moglie e facendo commenti che molte donne giudicherebbero grottescamente inappropriati. Egli non è l’unico o il solo -prosegue il quotidiano proprietà di Rupert Murdoch- il cui indegno comportamento è inappropriato al ruolo. Ma quando vengono poste legittime domande su relazioni che sfiorano lo scandalo e i giornali lo sfidano a dare spiegazioni che, al meglio, sembrano sconcertanti, la maschera del clown cade. Minaccia i giornali e le emittenti televisive che controlla, invoca la legge per proteggere la sua privacy, diffonde comunicati evasivi e contraddittori e infine promette in modo melodrammatico di dimettersi se colto a mentire».

Secondo il quotidiano britannico, l’intera vicenda ormai travalica i confini: «L’Italia ospita il summit del G8 quest’anno: nel vertice si terranno importanti discussioni, dove ai governi occidentali si richiede una più solida collaborazione per combattere il terrorismo e il crimine internazionale. Berlusconi si ritiene un amico di Vladimir Putin. Il suo Paese è un membro importante della Nato. Ed è anche parte dell’eurozona che è alla prova nell’attuale crisi globale finanziaria. Non sono solo gli elettori italiani a chiedersi che cosa stia accadendo, lo fanno anche stupefatti gli alleati dell’Italia».

Mentre l’opposizione plaude all’editoriale del quotidiano inglese, il premier spiega che «i giornali stranieri sono in collegamento diretto con i giornali della sinistra italiana: sono cose ispirate e insufflate dalla sinistra italiana». Il Pdl fa quadrato intorno al leader: «Un articolo cialtronesco e mascalzone che offende l’Italia e gli italiani.

Cade la maschera del clown
Articolo di Società cultura e religione, pubblicato lunedì 1 giugno 2009 in Gran Bretagna.
[The Times]

Berlusconi deve rispondere alle accuse sulle sue frequentazioni femminili e alle domande sul suo comportamento inadeguato. La qualità del governo non è un affare privato.

L’aspetto più sgradevole del comportamento di Silvio Berlusconi non è il fatto che egli sia un buffone sciovinista, né che gli piaccia fare baldoria con donne di cinquant’anni più giovani di lui, abusando della sua posizione per offrire loro lavori da modella, da assistente personale o perfino, per assurdo, da candidata al Parlamento Europeo. Quello che è più sconvolgente è il totale disprezzo con cui tratta l’opinione pubblica italiana.

Questo vecchio Casanova forse trova il suo atteggiamento da playboy divertente, o perfino audace, vantandosi delle sue conquiste, umiliando sua moglie e facendo commenti che per molte donne sarebbero grottescamente inappropriati. Non è il primo né l’unico il cui comportamento indegno non è adatto alla carica che ricopre. Ma quando gli vengono poste delle domande legittime sui propri rapporti che riguardano lo scandalo e i quotidiani lo incalzano perché dia delle spiegazioni su delle relazioni che sono quanto meno sconcertanti, la maschera del clown cade. Minaccia quei giornali e quelle televisioni che lui stesso controlla, invoca la legge per proteggere la sua “privacy”, rilascia delle dichiarazioni evasive e contraddittorie e in seguito promette in maniera melodrammatica che si dimetterà se scoperto a mentire.

La vita privata di Berlusconi è certamente privata. Ma come ha scoperto il Presidente Clinton, gli scandali non si conciliano con le cariche importanti. Ai suoi critici, Berlusconi risponde che lui rimane in vetta nei sondaggi di popolarità, che lui controlla saldamente il suo governo e che non sarà intimidito da quelli che lui definisce come tentativi dell’opposizione di diffamarlo. Inoltre, molti dicono che l’Italia non è l’America: il quadro di riferimento basato sull’etica puritana presente negli Stati Uniti non ha mai dominato la vita pubblica italiana, e pochi tra gli italiani si scandalizzano per uno che va a donne. Ma questa è pura condiscendenza. Gli italiani, allo stesso modo degli americani, capiscono benissimo cos’è e cosa non è accettabile. E come gli americani, considerano che un occultamento della verità sia spregevole.

Pochi tra i media in Italia sono in grado di sostenere quest’opinione senza la paura di pagarne il prezzo. Ma è merito de La Repubblica l’aver posto continuamente delle domande sui rapporti tra il Presidente del Consiglio e la diciottenne Noemi Letizia, la cui collana ricevuta come regalo di compleanno è stata il pretesto usato dalla moglie di Berlusconi per chiedere il divorzio. Alla maggior parte di queste domande, ed è sulla bocca di ogni elettore italiano confuso, non c’è stata una risposta soddisfacente. Come e quando ha conosciuto la sua famiglia? E’ stato Berlusconi a chiedere delle foto ad un’agenzia di modelle e ad iniziare i rapporti con Noemi Letizia? E’ vero quello che c’è scritto su molti resoconti i quali affermano che dozzine di giovani donne sono state invitate a partecipare a delle feste presso la sua villa in Sardegna?

Berlusconi ha promesso di spiegare tutto in Parlamento. Ma difficilmente avrà rassicurato i suoi critici dopo l’ingiunzione di questo fine settimana con la quale ha bloccato la pubblicazione di circa 700 fotografie che avevano la pretesa di mostrare cosa fosse successo in quelle feste. E non è stato aiutato nemmeno dallo sventurato ministro degli Affari Esteri, il quale ha cercato di difendere il suo capo facendo notare che in Italia l’età per il sesso consenziente è 14 anni – come se ciò fosse rilevante.

Ma è importante tutto ciò? Alcuni italiani diranno di no. Altri diranno che gli estranei non si devono immischiare. Ma i votanti italiani, nel periodo finale prima delle elezioni europee, dovrebbero riflettere su come il loro governo viene gestito, sui candidati considerati adatti a Strasburgo e sulla sincerità del loro Presidente del Consiglio in tempi di crisi politica ed economica.

E questo riguarda anche altri. L’Italia ospiterà gli incontri del G8 quest’anno. Discussioni importanti avranno luogo in questa sede, in cui i governi occidentali premono per una maggiore cooperazione nella lotta al terrorismo e alla criminalità internazionale. Berlusconi si considera amico di Vladimir Putin. Il suo Paese è un membro importante della Nato. Fa anche parte della zona euro, messa alla prova dalla crisi finanziaria globale. Non sono soltanto gli elettori italiani a chiedersi che cosa sta succedendo. Se lo chiedono anche i perplessi alleati dell’Italia.
[Articolo originale “The Clown’s Mask Slips”]

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Berlusconi impunito

Posted by milionidieuro su 29 Maggio 2009


Articolo di Personaggi d’Italia, pubblicato mercoledì 27 maggio 2009 in Spagna.
[El País]

Il comportamento politico e personale del primo ministro fa perdere credibilità all’Italia

Silvio Berlusconi ha concluso il primo anno del suo terzo mandato. Populista come non mai, Berlusconi continua a dimostrarsi tanto capace di governare per se stesso quanto incapace di pensare alla collettività. Esattamente come quando debuttò in politica, quasi 15 anni fa. Con il passare del tempo ha raggiunto l’unico obiettivo che realmente gli interessava: l’immunità giudiziaria. Nel mezzo di una sinistra inesistente, i sondaggi la danno 15 punti dietro i conservatori, il premier italiano mantiene ad oggi l’appoggio popolare, esercita un controllo ferreo sui media, fa promesse che non rispetterà, e quando lo ritiene opportuno si allea con la Chiesa. Nel complesso, si presenta come una specie di politico fortunatamente dimenticata nell’Europa democratica.

Le ultime decisioni del suo Governo rivelano un aumento inquietante d’impunità morale. Berlusconi ha lasciato che la Lega Nord facesse indisturbata propaganda e seminasse la paura del diverso per criminalizzare gli immigrati, i quali adesso dormono in Libia invece che a Lampedusa.
Inoltre, ha recentemente dato il colpo di grazia alla già precaria indipendenza della televisione pubblica nominando come nuovi dirigenti dei suoi fedeli seguaci. Ha poi risposto all’esemplare sentenza del caso Mills, talmente documentata e inequivocabile che qualunque altro dirigente si sarebbe dimesso all’istante, accusando la giustizia penale di essere “una patologia del sistema”. Berlusconi cerca di assoggettare i giudici per riformare il sistema a suo piacimento, in modo che in Italia sia praticamente impossibile condannare qualcuno per i crimini dei colletti bianchi.

A 72 anni, la fragile relazione del Cavaliere con l’aspirante soubrette Noemi Letizia gli è costata il divorzio ed ha rivelato un clima decadente da basso impero, che persino la Chiesa comincia a criticare. Lo scandalo ha assunto una dimensione politica tale da mettere il leader italiano sulla difensiva. Accusando l’opposizione di strumentalizzare la situazione in concomitanza con le elezioni europee del prossimo mese ed il G8 di luglio, ha annunciato di voler comparire in Parlamento per difendere il proprio nome, senza però precisare quando. Berlusconi, sprezzante delle regole del gioco democratico, ha mentito ripetutamente a proposito della sua relazione con Noemi e si rifiuta di rispondere alle domande elementari che il quotidiano La Repubblica gli ha posto al riguardo. Tutto ciò fa pensare che l’Italia abbia davanti a se 4 (quattro) anni di barzellette e di scarsa credibilità.
[Articolo originale “Berlusconi impune” di Miguel Mora]

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processo civile: Cause civili, riforma in due tempi

Posted by milionidieuro su 28 Maggio 2009


Un doppio binario per il processo civile. Con effetti paradossali nelle aule dei tribunali: nelle stesse ore, nel medesimo tribunale, per due cause sulla stessa materia, si potrà assistere per mesi, se non per anni, all’applicazione di norme diverse e a volte opposte. La fase transitoria dell’applicazione del nuovo processo civile si presenta complessa per magistrati e avvocati, costretti a fare i conti con un pacchetto di novità che cambierà da subito le regole, ma senza cancellare la vecchia disciplina.
La regola base fissata dal disegno di legge approvato definitivamente martedì è l’applicazione delle novità alle controversie introdotte solo dopo l’entrata in vigore della legge. La pubblicazione in «Gazzetta» sarà quindi cruciale. Ad esempio: a partire dal quindicesimo giorno dalla pubblicazione, le cause in materia societaria saranno disciplinate dal rito ordinario, mentre quelle in corso continueranno a essere regolate dal vecchio rito. Una differenza pesante se si tiene conto delle differenze tra le due forme processuali (gli avvocati già puntano a evitare il detestato rito speciale evitando di introdurre una nuova controversia prima del tempo).
Prospettiva analoga per le molte cause sul risarcimento danni per lesioni provocate da incidenti stradali. Oggi si applica ancora il rito del lavoro, mentre il disegno di legge ne prevede la soppressione, conservando però l’applicazione della procedura lavoristica alle liti in corso.
Dovrà aspettare un po’ di tempo per essere sperimentata anche la novità del filtro in Cassazione, che si applicherà solo quando il provvedimento impugnato è stato depositato dopo l’entrata in vigore della legge, o la testimonianza in forma scritta. Spostato in là anche il debutto del processo sommario di cognizione o le sanzioni processuali alle parti che perdono tempo nel giudizio.
Un numero limitato di misure, invece, sarà operativo da subito. A partire dal contenuto delle sentenze, che potrà essere espresso con una succinta esposizione delle ragioni di diritto alla base della decisione, con riferimento ai precedenti giurisprudenziali conformi. Lo stesso vale per il divieto di produrre nuovi documenti in appello o la possibilità di impugnare le sentenze di opposizione alle esecuzioni.
Si dovranno poi attendere i decreti delegati per conoscere le misure che spostano nel tempo i benefici dello sfoltimento dei riti (salvando alcune forme speciali come quella del lavoro, della famiglia o sulla proprietà industriale e i fallimenti) o rilanciano la conciliazione.
Il faticoso slalom tra le regole metterà ulteriormente sotto pressione magistrati e avvocati, costretti a fare i conti con la forza – a volte dirompente – del nuovo, senza poter perdere di vista il passato. Un doppio binario processuale che, almeno nell’immediato, rischia di non fare sentire gli effetti positivi della riforma.

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Kenya: sciopero del sesso e i politici trattano

Posted by milionidieuro su 9 Maggio 2009


Basta litigare. Niente sesso. In Kenya le associazioni delle donne hanno promosso uno sciopero del sesso di una settimana per protestare contro l’empasse politica in cui versa il loro Paese, diviso da due anni dalle dispute tra il presidente Mwai Kibaki e il primo ministro Raila Odinga. Un primo risultato c’è stato: lunedì scorso il presidente e il primo ministro hanno avuto un faccia a faccia, il primo da tempo. Un incontro condito da strette di mano, dichiarazioni distensive e promesse di impegno. Lo sciopero – che terminerà domani – è un’azione provocatoria, non violenta, per spingere i due leader politici a lavorare insieme. Migliaia di donne hanno aderito alla protesta. Le associazioni femministe hanno invitato a partecipare alla protesta anche le mogli dei due leader: la first lady, Lucy Kibaki, e la moglie del premier, Ida Odinga che ha aderito allo stop del sesso con il marito.

«Il boicottaggio – spiega Carole Ageng’O, direttore del Tomorrow child iniziative – serve per protestare contro l’immobilismo dei due leader. Per chiedere a Kibaki e Odinga di farsi davvero carico del Paese e dei suoi problemi». L’iniziativa è sostenuta da diversi gruppi civili kenyani raggruppati sotto la sigla Gender 10. Gruppi come la Federazione delle donne avvocato (Fida), il Centro per il diritto all”istruzione (Creaw) .

Nonostante le promesse dei due leader, le donne kenyane, al grido di slogan come «il futuro è nelle nostre mani» hanno già fatto sapere che continueranno a lottare. Con nuove forme di protesta, da giovedì, dal giorno dopo la fine dello sciopero, e a vigilare per spingere i due leader a muoversi da loro immobilismo. Venerdì le donne kenyane hanno presentato ai lititgiosi premier e capo di stato un DOCUMENTO che spiega, punto per punto, nero su bianco, cosa si attendono da loro. Al primo punto c’è la credibilità delle istituzioni. Poi l’invito ad avere una «leadership visionaria» che pensi ai problemi della gente. E, soprattutto, l’invito ad operare per il ritorno della sicurezza.

Nel 2007 le violenze interetniche scoppiate dopo le elezioni presidenziali a causa della rivalità tra i due leader hanno provocato 1.500 morti e 300 mila profughi. Allora, proprio la rivalità tra Kibaki e Odinga era sfociata nel sangue sparso dai sostenitori divisi, come ora, dalla politica e dall’appartenenza a due diverse etnie.

Il sesso in Africa è stato già usato come arma di protesta. Durante i 14 lunghi anni di guerra civile in Liberia a un certo punto si arrivà a una tregua, grazie un piccolo gruppo di donne che dichiararono un analogo “sex strike” nei confronti dei loro uomini, che in quel caso erano i potenti “war lords”, i signori della guerra che muovevano le fila della guerra civile.

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Rapporto mondiale sulla libertà di stampa 2009

Posted by milionidieuro su 9 Maggio 2009


Articolo di Società cultura e religione, pubblicato venerdì 1 maggio 2009 in Francia.
[Reporters sans frontières]

44 su 173 nell’ultima classifica mondiale

* Superficie : 301 340 km2
* Popolazione: 59 500 000
* Lingua: italiano
* Capo del governo: Silvio Berlusconi

Tra un progetto di riforma liberticida e le minacce della mafia, la situazione della libertà di stampa in Italia preoccupa sempre più i vicini europei. L’influenza delle organizzazioni mafiose sul settore dei media si rinforza e obbliga una gran parte dei giornalisti alla prudenza. Il ritorno al potere di Silvio Berlusconi pone nuovamente la questione dell’accentramento dei media audiovisivi e del loro controllo da parte del potere esecutivo. Le riforme legislative intraprese riguardo alla pubblicazione di certi atti processuali costituiscono inoltre un’evoluzione incompatibile con gli standard democratici dell’Unione europea.

I giornalisti che indagano sulle attività mafiose e la criminalità organizzata, in particolare nel sud della penisola, lo fanno sempre a loro rischio e pericolo. Una decina di loro (tra cui Roberto Saviano, Lirio Abbate, Rosanna Capacchione, ecc.) vive ancora sotto scorta. Un fenomeno che tocca oggi anche il mondo dello sport, dove numerosi giornalisti calcistici sono vittime di minacce da parte di gruppi di tifosi violenti, che si esprimono sempre più spesso negli stadi con canti e striscioni.

I mezzi di ritorsione contro la stampa sono diversi: automobili o porte di casa incediate, lettere di minaccia, pressioni sulle famiglie, questi sono i “consigli” dati a coloro che si ostinano a denunciare il cattivo funzionamento della società italiana. Il potere dei gruppi mafiosi sui media è divenuto tale che hanno raggiunto nel 2009 la lista dei predatori della libertà di stampa.

Situazione atipica all’interno dell’Unione europea, il primo ministro Silvio Berlusconi detiene ancora il controllo, da una parte sulle tre reti televisive pubbliche RAI, e dall’altra, sul principale gruppo radiotelevisivo privato nazionale Mediaset. Una predominanza che amplifica le ingerenze politiche nell’editoria, e che favorisce l’auto-censura di una parte della professione.

La televisione, che rimane la principale fonte d’informazione per l’80% della popolazione, attira inoltre la maggior parte dei guadagni pubblicitari nazionali. La legge promulgata dal ministro Gasparri ha annullato ogni limite nell’istituzione delle quote di ripartizione delle entrate pubblicitarie, aprendo la porta a un “riafflusso” a volte massiccio dei budget verso le reti televisive nazionali, in particolare verso le reti appartenenti alla famiglia Berlusconi.

Restano altri problemi ricorrenti, quali l’accesso alla professione, che rimane molto regolamentato. In Italia, per diventare giornalisti, bisogna passare un concorso e iscriversi obbligatoriamente ad un ordine professionale. La diffamazione è ancora reato e l’accesso ai dati pubblici o privati resta, di fatto, non rispettato.

Il nuovo progetto di legge sulla pubblicazione degli atti giudiziari, ancora sotto esame, minaccia profondamente il giornalismo d’investigazione. La riforma del codice prevede in effetti il divieto di pubblicare numerosi atti giudiziari, in particolare le intercettazioni telefoniche ordinate dalla procura, fino alla fine delle inchieste in corso. Il divieto di pubblicazione riguarda inoltre il lavoro delle commissioni d’inchiesta.
Se tale progetto di legge dovesse essere adottato, come conseguenza i giornalisti si troverebbero nell’incapacità d’informare l’opinione pubblica su eventuali arresti, sequestri o perquisizioni ordinati dai magistrati. La pubblicazione di atti, di conversazioni o di comunicazioni – la cui distruzione è stata ordinata dalla procura – rimarrebbe vietata. In caso di violazione di questo segreto, il giornalista, o il mezzo incriminato, rischierebbe pene di detenzione, multe molto pesanti e l’interdizione all’esercizio della professione per tre mesi.

[Articolo originale “Italie – Rapport Mondial 2009” di RSF]

leggi anche:

Freedom House: Israele, Italia e Taiwan sono passati dallo status di “paesi liberi” a quello di “paesi parzialmente liberi”

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LATTE MELAMINA: RESPONSABILI CINA PROMOSSI A INCARICHI PIU’ IMPORTANTI

Posted by milionidieuro su 9 Maggio 2009


Erano state promesse punizioni esemplari e invece i responsabili dei mancati controlli in Cina sul latte alla melamina sono stati semplicemente sostituiti o addirittura promossi. Lo scrive l’agenzia dei missionari AsiaNews, raccontando il caso di Bao Junkai, ex vice direttore per la sanita’ alimentare che era stato sollevato dall’importante incarico. A marzo aveva subito un procedimento disciplinare, ma ora e’ tornato in servizio, promosso a un incarico piu’ importante. Il ChinaDaily ha riferito che un episodio analogo si e’ verificato nel caso di Liu Daqun, ex direttore del dipartimento Agricoltura in Hebei dove aveva sede la Sanlu, la societa’ ritenuta responsabile della contaminazione. Anche Liu aveva ricevuto una dura ”reprimenda” a marzo: ora e’ sindaco e vicesegretario del Partito a Xingtai, citta’ dell’Hebei. Lo scandalo del latte alla melamina, una sostanza usata per i prodotti plastici ma velenosa per l’uomo, utilizzata per ”truccare” il livello di proteine nel latte in polvere, era scoppiata lo scorso settembre. In base ai dai ufficiali sono morti almeno sei neonati ed altri 300 mila hanno dovuto far ricorso a cure mediche.

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Il Paese peggiore per fare il blogger?

Posted by milionidieuro su 4 Maggio 2009

Il Paese peggiore per fare il blogger oggi è la Birmania, dove l’anno scorso il comico, regista e attivista Maung Thura, alias Zarganar (“pinzetta”), è stato condannato a 59 anni di carcere per aver messo in cattiva luce la giunta militare diffondendo su Internet immagini video della distruzione causata dal ciclone Nargis, e dove l’accesso alla Rete fu bloccato nel 2007, quando fu usato per diffondere informazioni sulla rivolta contro il regime.

L’ELENCO – In occasione della Giornata mondiale per la libertà di informazione, oggi, 3 maggio, l’organizzazione americana Committee to Protect Journalists” (Cpj), che difende i diritti dei giornalisti nel mondo, ha pubblicato un rapporto sui 10 Paesi peggiori per i blogger. Nel 2008, per la prima volta, il numero di blogger e giornalisti online incarcerati ha superato quello di giornalisti della carta stampata e della tv che si trovano in prigione. «I blogger sono l’avanguardia della rivoluzione dell’informazione», secondo Cpj. «Ma i governi stanno imparando rapidamente come usare la tecnologia contro di loro per censurare, filtrare, limitare l’accesso a Internet… E quando tutto il resto fallisce, le autorità semplicemente incarcerano alcuni blogger per intimidire il resto della comunità online e spingerla così al silenzio e all’autocensura».

CRITERI – Tra i criteri usati per redigere la lista: l’uso di tecnologie per il controllo della Rete, la repressione attraverso le leggi e il carcere. Nella lista, al secondo posto dopo la Birmania c’è l’Iran, dove «i blogger che scrivono in modo critico a proposito di figure religiose o politiche, della Rivoluzione islamica e dei suoi simboli sono regolarmente detenuti o sottoposti ad abusi». Uno di loro, Omidreza Misrayafi, è morto in circostanze misteriose lo scorso marzo nella prigione di Evin. Segue la Siria, dove dal 2008 i proprietari di cybercafé devono fornire informazioni sui clienti e dove Waed al-Mhana, un giornalista difensore dei siti archeologici a rischio, è sotto processo per aver criticato su web la demolizione di un antico mercato di Damasco. Quarto posto: Cuba, dove ci sono al momento 21 blogger in carcere. Quinta l’Arabia Saudita, che blocca l’accesso a circa 400mila siti web. Vietnam, Tunisia e Cina applicano rigidi controlli e censura sulla rete. Al nono posto, il Turkmenistan: il primo centro per l’accesso a internet è nato nel 2007 e, inizialmente, a sorvegliare i clienti erano stati schierati i soldati; poi le autorità hanno continuato a bloccare l’accesso dei dissidenti a internet e monitorare la posta elettronica. Il decimo paese nella lista di Cpj è l’Egitto, dove oltre 100 blogger sono stati incarcerati solo nel 2008. La maggior parte sono stati rilasciati dopo breve periodo, alcuni sono rimasti in prigione per mesi. Diversi dicono di aver subito maltrattamenti e alcuni di essere stati torturati. In prigione dal 2007 c’è il blogger Karim Amer, condannato a 4 anni per aver insultato l’Islam e il presidente egiziano Hosni Mubarak.

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Parlamento Europeo Pulito e Patente elettorale a punti

Posted by milionidieuro su 4 Maggio 2009

Metteresti mai un virus a capo del reparto di infettivologia? Metteresti mai un rapinatore come guardia giurata di una banca? Metteresti mai tua suocera come garante della privacy del tuo matrimonio?
Noi mettiamo condannati in via definitiva a sedere in parlamento.


Trecentomila persone hanno firmato per un parlamento pulito, ma queste trecentomila firme languono sotto chili di scartoffie. Il senato non se ne occupa. E’ normale. Sarebbe come affidare a Casanova la direzione di un corso prematrimoniale, o a Pietro Gambadilegno un commissariato di polizia.

Ma questi mafiosi, questi corruttori, questi ladri non ci sono mica andati da soli al Parlamento. Ce li hanno mandati altri mafiosi, altri corruttori, altri ladri.
E allora ti dico una cosa. Non basta mandare a casa i parlamentari condannati in via definitiva. Bisogna togliere il diritto di voto ai cittadini italiani disonesti, ai cittadini italiani condannati in via definitiva. Perchè i mafiosi voteranno altri mafiosi. I corrotti voteranno altri corrotti. I ladri voteranno altri ladri.

Ma ti dirò di più. Tu …che hai dato la tua preferenza in cambio non di un servizio generale che andasse a vantaggio della collettività, ma di un tuo tornaconto personale. Tu che volevi il futuro assicurato, la pancia piena senza fare niente, possibilmente grattandotela. Magari un ruolo da funzionario, da burocrate, magari volevi fare il bortaborse, oppure il sotto-sottosegretario all’usciere del palazzo regionale. Tu, che hai mandato qualcuno nei ruoli chiave delle istituzioni non per la forza delle sue idee, dei suoi programmi, ma in base a quanto poteva soddisfare la tua avidità. Tu che hai mandato un ladro nelle istituzioni, perchè qualcuno che ti regala un posto di lavoro che non gli appartene è un ladro… Tu che hai praticato il voto di scambio…
Tu non hai il diritto di voto.

Aristotele aveva ragione. In una democrazia compiuta non possono mica votare tutti. Dovrebbero votare i migliori, aristos, gli illuminati. I due terzi, un terzo della popolazione, io non lo so… Ma se guardi Uomini e Donne, se ti interessi solo di tronisti e troniste, non puoi votare. Se ti diverti come un pazzo dietro al Grande Fratello, dove quattro scimmiette ammaestrate urlano, gridano, saltano, cantano, schiamazzano nonostante abbiano 28, 30 anni, e lo fanno come adolescenti idioti in età prepuberale, …non puoi votare. Se ti piace andare allo stadio con una spranga per picchiare gli altri, per tirare giù i motorini dagli spalti, non puoi votare. Perchè per votare bisogna avere un po’ di senso civico, bisogna avere dimostrato di conoscere le istituzioni, di sapere quello che si sta facendo. Non si può leggere solo di gossip per cinque anni, e poi infilarsi in quella cabina elettorale con una matita copiativa in mano puntata come un fucile verso la democrazia.
Se sei una persona così, non puoi votare.

Per certe trasmissioni dovrebbe essere previsto il reato di circonvenzione di incapace finalizzata allo sfruttamento e al mantenimento dell’ignoranza.
Altrimenti non si capirebbe come fanno ad essere eletti questi personaggi come quel Provoloni – come si chiama – quello che vuole la doppia corsia nei pronto soccorso dei territori amministrati dalla Lega. Due code diverse, con priorità diverse, con bollini diversi, con dottori diversi. Così se da una parte arriva un extracomunitario con le budella di fuori e i dottori sono impegnati perchè stanno curando qualcuno che magari è infartuato, mentre nell’altra corsia altri dottori si girano i pollici nel tentativo di riattacare la dentiera a mia zia che ha 75 anni, quello con le budella di fuori deve aspettare.
Altrimenti non si capirebbe come facciamo ad eleggere persone che poi bruciano la bandiera, né come facciamo a mandare ministri, parlamentari che si sputano, si picchiano in aula. Come fanno poi a fare una buona legge contro la violenza?
Altrimenti non si capirebbe come facciamo ad eleggere persone che a una convention del PDL danno della zoccola a un membro della loro stessa squadra di governo. Come fanno poi a fare una buona legge per favorire l’emancipazione della donna, che ci vede agli ultimi posti in Europa?

Per questo io propongo l’istituzione della Patente Elettorale, per conseguire la quale bisogna dimostrare di saper disquisire in scioltezza di concetti quali la separazione dai poteri, del ruolo chiave dell’informazione in una moderna democrazia. E dev’essere una patente a punti. Ogni volta che si commette un illecito amministrativo o un’infrazione vengono decurtati dei punti. Ogni volta che si viene condannati si perdono dei punti.

Per votare in un referendum, che è la massima espressione di uno stato democratico, bisogna essere a punteggio pieno. Per votare alle politiche bisogna avere almeno la metà dei punti disponibili. Per le amministrative e le comunali, qualche punto residuo bisogna ancora averlo.

Ma senza punti… Senza punti te ne stai a casa. E lasci l’Italia in mano agli italiani onesti.

byoblu.com
Petizione di Andrea D’Ambra : Parlamento Europeo Pulito:

http://www.andreadambra.eu/?s=parlamento+europeo+pulito&searchbutton=vai!

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Freedom House: Israele, Italia e Taiwan sono passati dallo status di "paesi liberi" a quello di "paesi parzialmente liberi"

Posted by milionidieuro su 2 Maggio 2009


Il 2008 ha visto la libertà di stampa diminuire in tutto il mondo e anche Paesi di consolidata
democrazia come Italia (l’unico in Europa) e Israele hanno imposto nuovi limiti ai media. E’ quanto afferma il rapporto “Freedom of the Press 2009”di Freedom House, organizzazione non profit con sede negli Stati Uniti.
Israele, Italia e Taiwan sono passati dallo status di “paesi liberi” a quello di “paesi parzialmente liberi”, e questo peggioramento dimostra che «anche democrazie consolidate con media tradizionalmente aperti non sono immuni da restrizioni alla libertà», ha commentato Arch Puddington, direttore di ricerca per Freedom House. In particolare, l’Italia è stata declassata in virtù «di limitazioni imposte dalla legislazione, per l’aumento delle intimidazioni nei confronti dei giornalisti da parte del crimine organizzato e di gruppi dell’estrema destra, e a causa di una preoccupante concentrazione della proprietà dei media», come si legge nel comunicato dell’ong.
E’ il settimo anno consecutivo che si registra un aumento delle restrizioni per la libertà di stampa, ma, cosa ancor più grave, è la prima volta che il peggioramento riguarda tutto il mondo: il numero delle restrizioni è doppio rispetto a quello delle più ampie libertà.

Delle 195 nazioni prese in esame da Freedom House, 70 (vale a dire il 36 per cento, contro le 72 del 2008) sono giudicate “libere”, 61 (31%, erano 59 lo scorso anno) sono “parzialmente libere” e 64 (33%) sono ” non libere”. La nuova ricerca sottolinea che solo il 17% della popolazione mondiale vive in Paesi dove vige la libertà di stampa. Le restrizioni più gravi sono state registrate nell’Europa Centro-Orientale e in Russia.
Tuttavia, ci sono anche notevoli seppure rari miglioramenti, che ad esempio riguardano le Maldive (dove è stata adottata un nuova Costituzione che tutela la libertà di stampa) e la Guyana, dove sono sensibilmente diminuiti gli attacchi contro i giornalisti.
Il rapporto è stato pubblicato in vista del World Press Freedom Day di domenica 3 maggio. Nel 2007, il Medio Oriente è stata la sola regione che ha mostrato dei miglioramenti, ha detto Puddington in un’intervista. Adesso è anch’essa in declino, ha aggiunto.

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