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Cade la maschera del clown

Posted by milionidieuro su 2 giugno 2009

In un lungo editoriale intitolato «Scivola la maschera del clown», il Times è tornato sulle vicende personali di Silvio Berlusconi. «L’aspetto più sgradevole del comportamento di Silvio Berlusconi -si legge- non è che egli sia un clown sciovinista, nè che rincorra donne che hanno meno di 50 anni di lui, approfittando della sua posizione per offrire loro lavoro come modelle, assistenti personali e anche, assurdamente, candidature al Parlamento Europeo. Quello che è più scioccante è l’assoluto disprezzo con cui si rivolge all’opinione pubblica italiana. Il libertino attempato può trovare divertente, o anche coraggioso, comportarsi da playboy, vantando le sue conquiste, umiliando sua moglie e facendo commenti che molte donne giudicherebbero grottescamente inappropriati. Egli non è l’unico o il solo -prosegue il quotidiano proprietà di Rupert Murdoch- il cui indegno comportamento è inappropriato al ruolo. Ma quando vengono poste legittime domande su relazioni che sfiorano lo scandalo e i giornali lo sfidano a dare spiegazioni che, al meglio, sembrano sconcertanti, la maschera del clown cade. Minaccia i giornali e le emittenti televisive che controlla, invoca la legge per proteggere la sua privacy, diffonde comunicati evasivi e contraddittori e infine promette in modo melodrammatico di dimettersi se colto a mentire».

Secondo il quotidiano britannico, l’intera vicenda ormai travalica i confini: «L’Italia ospita il summit del G8 quest’anno: nel vertice si terranno importanti discussioni, dove ai governi occidentali si richiede una più solida collaborazione per combattere il terrorismo e il crimine internazionale. Berlusconi si ritiene un amico di Vladimir Putin. Il suo Paese è un membro importante della Nato. Ed è anche parte dell’eurozona che è alla prova nell’attuale crisi globale finanziaria. Non sono solo gli elettori italiani a chiedersi che cosa stia accadendo, lo fanno anche stupefatti gli alleati dell’Italia».

Mentre l’opposizione plaude all’editoriale del quotidiano inglese, il premier spiega che «i giornali stranieri sono in collegamento diretto con i giornali della sinistra italiana: sono cose ispirate e insufflate dalla sinistra italiana». Il Pdl fa quadrato intorno al leader: «Un articolo cialtronesco e mascalzone che offende l’Italia e gli italiani.

Cade la maschera del clown
Articolo di Società cultura e religione, pubblicato lunedì 1 giugno 2009 in Gran Bretagna.
[The Times]

Berlusconi deve rispondere alle accuse sulle sue frequentazioni femminili e alle domande sul suo comportamento inadeguato. La qualità del governo non è un affare privato.

L’aspetto più sgradevole del comportamento di Silvio Berlusconi non è il fatto che egli sia un buffone sciovinista, né che gli piaccia fare baldoria con donne di cinquant’anni più giovani di lui, abusando della sua posizione per offrire loro lavori da modella, da assistente personale o perfino, per assurdo, da candidata al Parlamento Europeo. Quello che è più sconvolgente è il totale disprezzo con cui tratta l’opinione pubblica italiana.

Questo vecchio Casanova forse trova il suo atteggiamento da playboy divertente, o perfino audace, vantandosi delle sue conquiste, umiliando sua moglie e facendo commenti che per molte donne sarebbero grottescamente inappropriati. Non è il primo né l’unico il cui comportamento indegno non è adatto alla carica che ricopre. Ma quando gli vengono poste delle domande legittime sui propri rapporti che riguardano lo scandalo e i quotidiani lo incalzano perché dia delle spiegazioni su delle relazioni che sono quanto meno sconcertanti, la maschera del clown cade. Minaccia quei giornali e quelle televisioni che lui stesso controlla, invoca la legge per proteggere la sua “privacy”, rilascia delle dichiarazioni evasive e contraddittorie e in seguito promette in maniera melodrammatica che si dimetterà se scoperto a mentire.

La vita privata di Berlusconi è certamente privata. Ma come ha scoperto il Presidente Clinton, gli scandali non si conciliano con le cariche importanti. Ai suoi critici, Berlusconi risponde che lui rimane in vetta nei sondaggi di popolarità, che lui controlla saldamente il suo governo e che non sarà intimidito da quelli che lui definisce come tentativi dell’opposizione di diffamarlo. Inoltre, molti dicono che l’Italia non è l’America: il quadro di riferimento basato sull’etica puritana presente negli Stati Uniti non ha mai dominato la vita pubblica italiana, e pochi tra gli italiani si scandalizzano per uno che va a donne. Ma questa è pura condiscendenza. Gli italiani, allo stesso modo degli americani, capiscono benissimo cos’è e cosa non è accettabile. E come gli americani, considerano che un occultamento della verità sia spregevole.

Pochi tra i media in Italia sono in grado di sostenere quest’opinione senza la paura di pagarne il prezzo. Ma è merito de La Repubblica l’aver posto continuamente delle domande sui rapporti tra il Presidente del Consiglio e la diciottenne Noemi Letizia, la cui collana ricevuta come regalo di compleanno è stata il pretesto usato dalla moglie di Berlusconi per chiedere il divorzio. Alla maggior parte di queste domande, ed è sulla bocca di ogni elettore italiano confuso, non c’è stata una risposta soddisfacente. Come e quando ha conosciuto la sua famiglia? E’ stato Berlusconi a chiedere delle foto ad un’agenzia di modelle e ad iniziare i rapporti con Noemi Letizia? E’ vero quello che c’è scritto su molti resoconti i quali affermano che dozzine di giovani donne sono state invitate a partecipare a delle feste presso la sua villa in Sardegna?

Berlusconi ha promesso di spiegare tutto in Parlamento. Ma difficilmente avrà rassicurato i suoi critici dopo l’ingiunzione di questo fine settimana con la quale ha bloccato la pubblicazione di circa 700 fotografie che avevano la pretesa di mostrare cosa fosse successo in quelle feste. E non è stato aiutato nemmeno dallo sventurato ministro degli Affari Esteri, il quale ha cercato di difendere il suo capo facendo notare che in Italia l’età per il sesso consenziente è 14 anni – come se ciò fosse rilevante.

Ma è importante tutto ciò? Alcuni italiani diranno di no. Altri diranno che gli estranei non si devono immischiare. Ma i votanti italiani, nel periodo finale prima delle elezioni europee, dovrebbero riflettere su come il loro governo viene gestito, sui candidati considerati adatti a Strasburgo e sulla sincerità del loro Presidente del Consiglio in tempi di crisi politica ed economica.

E questo riguarda anche altri. L’Italia ospiterà gli incontri del G8 quest’anno. Discussioni importanti avranno luogo in questa sede, in cui i governi occidentali premono per una maggiore cooperazione nella lotta al terrorismo e alla criminalità internazionale. Berlusconi si considera amico di Vladimir Putin. Il suo Paese è un membro importante della Nato. Fa anche parte della zona euro, messa alla prova dalla crisi finanziaria globale. Non sono soltanto gli elettori italiani a chiedersi che cosa sta succedendo. Se lo chiedono anche i perplessi alleati dell’Italia.
[Articolo originale “The Clown’s Mask Slips”]

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Rapporto mondiale sulla libertà di stampa 2009

Posted by milionidieuro su 9 Maggio 2009


Articolo di Società cultura e religione, pubblicato venerdì 1 maggio 2009 in Francia.
[Reporters sans frontières]

44 su 173 nell’ultima classifica mondiale

* Superficie : 301 340 km2
* Popolazione: 59 500 000
* Lingua: italiano
* Capo del governo: Silvio Berlusconi

Tra un progetto di riforma liberticida e le minacce della mafia, la situazione della libertà di stampa in Italia preoccupa sempre più i vicini europei. L’influenza delle organizzazioni mafiose sul settore dei media si rinforza e obbliga una gran parte dei giornalisti alla prudenza. Il ritorno al potere di Silvio Berlusconi pone nuovamente la questione dell’accentramento dei media audiovisivi e del loro controllo da parte del potere esecutivo. Le riforme legislative intraprese riguardo alla pubblicazione di certi atti processuali costituiscono inoltre un’evoluzione incompatibile con gli standard democratici dell’Unione europea.

I giornalisti che indagano sulle attività mafiose e la criminalità organizzata, in particolare nel sud della penisola, lo fanno sempre a loro rischio e pericolo. Una decina di loro (tra cui Roberto Saviano, Lirio Abbate, Rosanna Capacchione, ecc.) vive ancora sotto scorta. Un fenomeno che tocca oggi anche il mondo dello sport, dove numerosi giornalisti calcistici sono vittime di minacce da parte di gruppi di tifosi violenti, che si esprimono sempre più spesso negli stadi con canti e striscioni.

I mezzi di ritorsione contro la stampa sono diversi: automobili o porte di casa incediate, lettere di minaccia, pressioni sulle famiglie, questi sono i “consigli” dati a coloro che si ostinano a denunciare il cattivo funzionamento della società italiana. Il potere dei gruppi mafiosi sui media è divenuto tale che hanno raggiunto nel 2009 la lista dei predatori della libertà di stampa.

Situazione atipica all’interno dell’Unione europea, il primo ministro Silvio Berlusconi detiene ancora il controllo, da una parte sulle tre reti televisive pubbliche RAI, e dall’altra, sul principale gruppo radiotelevisivo privato nazionale Mediaset. Una predominanza che amplifica le ingerenze politiche nell’editoria, e che favorisce l’auto-censura di una parte della professione.

La televisione, che rimane la principale fonte d’informazione per l’80% della popolazione, attira inoltre la maggior parte dei guadagni pubblicitari nazionali. La legge promulgata dal ministro Gasparri ha annullato ogni limite nell’istituzione delle quote di ripartizione delle entrate pubblicitarie, aprendo la porta a un “riafflusso” a volte massiccio dei budget verso le reti televisive nazionali, in particolare verso le reti appartenenti alla famiglia Berlusconi.

Restano altri problemi ricorrenti, quali l’accesso alla professione, che rimane molto regolamentato. In Italia, per diventare giornalisti, bisogna passare un concorso e iscriversi obbligatoriamente ad un ordine professionale. La diffamazione è ancora reato e l’accesso ai dati pubblici o privati resta, di fatto, non rispettato.

Il nuovo progetto di legge sulla pubblicazione degli atti giudiziari, ancora sotto esame, minaccia profondamente il giornalismo d’investigazione. La riforma del codice prevede in effetti il divieto di pubblicare numerosi atti giudiziari, in particolare le intercettazioni telefoniche ordinate dalla procura, fino alla fine delle inchieste in corso. Il divieto di pubblicazione riguarda inoltre il lavoro delle commissioni d’inchiesta.
Se tale progetto di legge dovesse essere adottato, come conseguenza i giornalisti si troverebbero nell’incapacità d’informare l’opinione pubblica su eventuali arresti, sequestri o perquisizioni ordinati dai magistrati. La pubblicazione di atti, di conversazioni o di comunicazioni – la cui distruzione è stata ordinata dalla procura – rimarrebbe vietata. In caso di violazione di questo segreto, il giornalista, o il mezzo incriminato, rischierebbe pene di detenzione, multe molto pesanti e l’interdizione all’esercizio della professione per tre mesi.

[Articolo originale “Italie – Rapport Mondial 2009” di RSF]

leggi anche:

Freedom House: Israele, Italia e Taiwan sono passati dallo status di “paesi liberi” a quello di “paesi parzialmente liberi”

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Freedom House: Israele, Italia e Taiwan sono passati dallo status di "paesi liberi" a quello di "paesi parzialmente liberi"

Posted by milionidieuro su 2 Maggio 2009


Il 2008 ha visto la libertà di stampa diminuire in tutto il mondo e anche Paesi di consolidata
democrazia come Italia (l’unico in Europa) e Israele hanno imposto nuovi limiti ai media. E’ quanto afferma il rapporto “Freedom of the Press 2009”di Freedom House, organizzazione non profit con sede negli Stati Uniti.
Israele, Italia e Taiwan sono passati dallo status di “paesi liberi” a quello di “paesi parzialmente liberi”, e questo peggioramento dimostra che «anche democrazie consolidate con media tradizionalmente aperti non sono immuni da restrizioni alla libertà», ha commentato Arch Puddington, direttore di ricerca per Freedom House. In particolare, l’Italia è stata declassata in virtù «di limitazioni imposte dalla legislazione, per l’aumento delle intimidazioni nei confronti dei giornalisti da parte del crimine organizzato e di gruppi dell’estrema destra, e a causa di una preoccupante concentrazione della proprietà dei media», come si legge nel comunicato dell’ong.
E’ il settimo anno consecutivo che si registra un aumento delle restrizioni per la libertà di stampa, ma, cosa ancor più grave, è la prima volta che il peggioramento riguarda tutto il mondo: il numero delle restrizioni è doppio rispetto a quello delle più ampie libertà.

Delle 195 nazioni prese in esame da Freedom House, 70 (vale a dire il 36 per cento, contro le 72 del 2008) sono giudicate “libere”, 61 (31%, erano 59 lo scorso anno) sono “parzialmente libere” e 64 (33%) sono ” non libere”. La nuova ricerca sottolinea che solo il 17% della popolazione mondiale vive in Paesi dove vige la libertà di stampa. Le restrizioni più gravi sono state registrate nell’Europa Centro-Orientale e in Russia.
Tuttavia, ci sono anche notevoli seppure rari miglioramenti, che ad esempio riguardano le Maldive (dove è stata adottata un nuova Costituzione che tutela la libertà di stampa) e la Guyana, dove sono sensibilmente diminuiti gli attacchi contro i giornalisti.
Il rapporto è stato pubblicato in vista del World Press Freedom Day di domenica 3 maggio. Nel 2007, il Medio Oriente è stata la sola regione che ha mostrato dei miglioramenti, ha detto Puddington in un’intervista. Adesso è anch’essa in declino, ha aggiunto.

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TESTO UNICO, SICUREZZA, RESPONSABILITA’ E FACCE TOSTE DA COMPETIZIONE

Posted by milionidieuro su 22 aprile 2009

“Cosa fareste se fossero stati i vostri figli ad essere ammazzati e bruciati?”. Così si conclude la lettera che i parenti dei sette operai morti 18 mesi fa nell’incendio dell’acciaieria Thyssen hanno scritto al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in questi giorni a Torino

“Siamo in attesa di vedere la nuova scrittura della norma”. Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rispondendo ai giornalisti sulla contestata norma che rischia di cancellare l’accertamento delle responsabilità dei manager della Thyssenkrupp.

Quei dubbi sulla norma “Conosco la questione – ha detto Napolitano, durante la visita alla Reggia di Venaria – e l’ho seguita. Anche prima c’era la preoccupazione per quella norma, l’avevamo espressa subito. In ogni caso prendo atto che questa mattina il ministro Sacconi si è dichiarato pronto a riscriverla per evitare interpretazioni che non sono state volute e che sarebbero pesanti anche agli effetti del processo Thyssen”. ( speriamo bene ….)

Damiano: bene così “Condividiamo la dichiarazione del presidente della Repubblica che ancora una volta dimostra la sua attenzione ad un tema delicato come quello della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro(infatti non aveva avuto ancora il tempo per leggere l’ennesimo ABUSO e non aveva neppure sentito nessuna critica… ). È la dimostrazione di un costante impegno morale, civile e sociale a favore dei lavoratori e della loro dignità”. Lo dice il responsabile lavoro del Pd Cesare Damiano. “Anche noi – sottolinea – auspichiamo che la riscrittura delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro promessa dal ministro Sacconi, sgombri definitivamente il campo da una lettura negativa del provvedimento del governo. Soprattutto in questo momento le tutele dei lavoratori non possono essere abbassate”.

IERI IL MANIFESTO USCIVA CON QUESTO ARTICOLO:

Il lodo ThyssenKrupp, licenza di uccidere
di Loris Campetti, Il manifesto, 21 aprile 2009

Se un muratore cade da un’impalcatura e si frattura le gambe – o se un operaio muore bruciato in acciaieria – è per colpa sua: si è distratto, non ha rispettato le norme di sicurezza. Quante volte ci hanno raccontato questa favoletta, i padroni. Ogni volta che c’è un infortunio sul lavoro, ogni volta che un lavoratore perde la vita, loro hanno le mani pulite come i democristiani raccontati da Francesco Rosi in «Mani sulla città». Se non è colpa del destino cinico e baro, è colpa sua. Ma nel paese europeo in cui si uccide di più chi crea la ricchezza per la collettività, finalmente erano arrivate norme serie per individuare tutti i livelli di responsabilità nel ciclo lavorativo. Norme che affermavano il principio per cui la responsabilità prima risiede in chi sta sullo scalino più alto della catena di comando, che è poi chi ha il potere di spesa e di decisione per rendere sicuri gli impianti e i processi lavorativi. La prassi giudiziaria, corroborata dalla Cassazione, confermava questa tesi.

I tempi, però, sono cambiati. Si sono spenti i riflettori sulla ThyssenKrupp, sul lavoro si continua a morire come e più di prima ma le vittime sono tornate invisibili. Se non ne muoiono sette alla volta, o almeno tre nello stesso posto, non c’è notizia. Poi al governo è tornato Berlusconi, il presidente imprenditore che non può restare insensibile al grido di dolore dei suoi colleghi, quando denunciano gli alti costi del nuovo Testo unico sulla sicurezza che ha visto la luce durante il governo Prodi sull’onda dell’emozione creata dalla stage di Torino. Così, ecco pronto il nuovo Testo, una controriforma che ci ributta indietro di anni, a tanti morti fa quando la colpa era sempre dell’operaio, mai del padrone e dei suoi manager. In una sorta di vendetta berluscon-marcegagliana, le multe per il mancato rispetto delle norme da parte dell’impresa diminuiscono e di carcere, di fatto non si parla più. Licenza di uccidere, e non siamo in un film ma in fabbrica e nei cantieri.

Non basta, bisogna introdurre la norma per liberare i top manager dalle loro responsabilità. Detto fatto, se ci sono sottoposti coinvolti nella stessa inchiesta, la responsabilità ricadrà su di loro, loro andranno sotto processo, ammesso che non ci sia qualcuno ancora più in basso su cui scaricare il fastidio, fino ad arrivare alla base della piramide: l’operaio, sempre che non sia bruciato in acciaieria. Peggio del lodo Alfano, che dichiara non processabili i vertici dello stato ma solo per la durata del mandato.

Non basta ancora. Bisogna far saltare i processi in corso in cui sono imputati gli alti vertici industriali. Detto fatto, il Testo unico che una volta varato dal governo entrerebbe immediatamente in vigore, avrebbe effetto retroattivo. L’effetto ammazza-processi, quello ThyssenKrupp in primis, annullando il lavoro certosino del giudice Raffaele Guariniello, colpevole di aver risalito l’intera catena di comando, individuando i livelli crescenti di responsabilità.

Il lodo ThyssenKrupp si può e si deve fermare, anche se il tempo stringe. Altrimenti, al prossimo funerale operaio i sopravvissuti potrebbero non limitarsi a buttare giù per le scale della chiesa solo le corone di fiori dei loro padroni.

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