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TESTO UNICO, SICUREZZA, RESPONSABILITA’ E FACCE TOSTE DA COMPETIZIONE

Posted by milionidieuro su 22 aprile 2009

“Cosa fareste se fossero stati i vostri figli ad essere ammazzati e bruciati?”. Così si conclude la lettera che i parenti dei sette operai morti 18 mesi fa nell’incendio dell’acciaieria Thyssen hanno scritto al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in questi giorni a Torino

“Siamo in attesa di vedere la nuova scrittura della norma”. Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rispondendo ai giornalisti sulla contestata norma che rischia di cancellare l’accertamento delle responsabilità dei manager della Thyssenkrupp.

Quei dubbi sulla norma “Conosco la questione – ha detto Napolitano, durante la visita alla Reggia di Venaria – e l’ho seguita. Anche prima c’era la preoccupazione per quella norma, l’avevamo espressa subito. In ogni caso prendo atto che questa mattina il ministro Sacconi si è dichiarato pronto a riscriverla per evitare interpretazioni che non sono state volute e che sarebbero pesanti anche agli effetti del processo Thyssen”. ( speriamo bene ….)

Damiano: bene così “Condividiamo la dichiarazione del presidente della Repubblica che ancora una volta dimostra la sua attenzione ad un tema delicato come quello della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro(infatti non aveva avuto ancora il tempo per leggere l’ennesimo ABUSO e non aveva neppure sentito nessuna critica… ). È la dimostrazione di un costante impegno morale, civile e sociale a favore dei lavoratori e della loro dignità”. Lo dice il responsabile lavoro del Pd Cesare Damiano. “Anche noi – sottolinea – auspichiamo che la riscrittura delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro promessa dal ministro Sacconi, sgombri definitivamente il campo da una lettura negativa del provvedimento del governo. Soprattutto in questo momento le tutele dei lavoratori non possono essere abbassate”.

IERI IL MANIFESTO USCIVA CON QUESTO ARTICOLO:

Il lodo ThyssenKrupp, licenza di uccidere
di Loris Campetti, Il manifesto, 21 aprile 2009

Se un muratore cade da un’impalcatura e si frattura le gambe – o se un operaio muore bruciato in acciaieria – è per colpa sua: si è distratto, non ha rispettato le norme di sicurezza. Quante volte ci hanno raccontato questa favoletta, i padroni. Ogni volta che c’è un infortunio sul lavoro, ogni volta che un lavoratore perde la vita, loro hanno le mani pulite come i democristiani raccontati da Francesco Rosi in «Mani sulla città». Se non è colpa del destino cinico e baro, è colpa sua. Ma nel paese europeo in cui si uccide di più chi crea la ricchezza per la collettività, finalmente erano arrivate norme serie per individuare tutti i livelli di responsabilità nel ciclo lavorativo. Norme che affermavano il principio per cui la responsabilità prima risiede in chi sta sullo scalino più alto della catena di comando, che è poi chi ha il potere di spesa e di decisione per rendere sicuri gli impianti e i processi lavorativi. La prassi giudiziaria, corroborata dalla Cassazione, confermava questa tesi.

I tempi, però, sono cambiati. Si sono spenti i riflettori sulla ThyssenKrupp, sul lavoro si continua a morire come e più di prima ma le vittime sono tornate invisibili. Se non ne muoiono sette alla volta, o almeno tre nello stesso posto, non c’è notizia. Poi al governo è tornato Berlusconi, il presidente imprenditore che non può restare insensibile al grido di dolore dei suoi colleghi, quando denunciano gli alti costi del nuovo Testo unico sulla sicurezza che ha visto la luce durante il governo Prodi sull’onda dell’emozione creata dalla stage di Torino. Così, ecco pronto il nuovo Testo, una controriforma che ci ributta indietro di anni, a tanti morti fa quando la colpa era sempre dell’operaio, mai del padrone e dei suoi manager. In una sorta di vendetta berluscon-marcegagliana, le multe per il mancato rispetto delle norme da parte dell’impresa diminuiscono e di carcere, di fatto non si parla più. Licenza di uccidere, e non siamo in un film ma in fabbrica e nei cantieri.

Non basta, bisogna introdurre la norma per liberare i top manager dalle loro responsabilità. Detto fatto, se ci sono sottoposti coinvolti nella stessa inchiesta, la responsabilità ricadrà su di loro, loro andranno sotto processo, ammesso che non ci sia qualcuno ancora più in basso su cui scaricare il fastidio, fino ad arrivare alla base della piramide: l’operaio, sempre che non sia bruciato in acciaieria. Peggio del lodo Alfano, che dichiara non processabili i vertici dello stato ma solo per la durata del mandato.

Non basta ancora. Bisogna far saltare i processi in corso in cui sono imputati gli alti vertici industriali. Detto fatto, il Testo unico che una volta varato dal governo entrerebbe immediatamente in vigore, avrebbe effetto retroattivo. L’effetto ammazza-processi, quello ThyssenKrupp in primis, annullando il lavoro certosino del giudice Raffaele Guariniello, colpevole di aver risalito l’intera catena di comando, individuando i livelli crescenti di responsabilità.

Il lodo ThyssenKrupp si può e si deve fermare, anche se il tempo stringe. Altrimenti, al prossimo funerale operaio i sopravvissuti potrebbero non limitarsi a buttare giù per le scale della chiesa solo le corone di fiori dei loro padroni.

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