Milionidieuro’s Blog

Just another WordPress.com weblog

Archive for the ‘web’ Category

Il Paese peggiore per fare il blogger?

Posted by milionidieuro su 4 Maggio 2009

Il Paese peggiore per fare il blogger oggi è la Birmania, dove l’anno scorso il comico, regista e attivista Maung Thura, alias Zarganar (“pinzetta”), è stato condannato a 59 anni di carcere per aver messo in cattiva luce la giunta militare diffondendo su Internet immagini video della distruzione causata dal ciclone Nargis, e dove l’accesso alla Rete fu bloccato nel 2007, quando fu usato per diffondere informazioni sulla rivolta contro il regime.

L’ELENCO – In occasione della Giornata mondiale per la libertà di informazione, oggi, 3 maggio, l’organizzazione americana Committee to Protect Journalists” (Cpj), che difende i diritti dei giornalisti nel mondo, ha pubblicato un rapporto sui 10 Paesi peggiori per i blogger. Nel 2008, per la prima volta, il numero di blogger e giornalisti online incarcerati ha superato quello di giornalisti della carta stampata e della tv che si trovano in prigione. «I blogger sono l’avanguardia della rivoluzione dell’informazione», secondo Cpj. «Ma i governi stanno imparando rapidamente come usare la tecnologia contro di loro per censurare, filtrare, limitare l’accesso a Internet… E quando tutto il resto fallisce, le autorità semplicemente incarcerano alcuni blogger per intimidire il resto della comunità online e spingerla così al silenzio e all’autocensura».

CRITERI – Tra i criteri usati per redigere la lista: l’uso di tecnologie per il controllo della Rete, la repressione attraverso le leggi e il carcere. Nella lista, al secondo posto dopo la Birmania c’è l’Iran, dove «i blogger che scrivono in modo critico a proposito di figure religiose o politiche, della Rivoluzione islamica e dei suoi simboli sono regolarmente detenuti o sottoposti ad abusi». Uno di loro, Omidreza Misrayafi, è morto in circostanze misteriose lo scorso marzo nella prigione di Evin. Segue la Siria, dove dal 2008 i proprietari di cybercafé devono fornire informazioni sui clienti e dove Waed al-Mhana, un giornalista difensore dei siti archeologici a rischio, è sotto processo per aver criticato su web la demolizione di un antico mercato di Damasco. Quarto posto: Cuba, dove ci sono al momento 21 blogger in carcere. Quinta l’Arabia Saudita, che blocca l’accesso a circa 400mila siti web. Vietnam, Tunisia e Cina applicano rigidi controlli e censura sulla rete. Al nono posto, il Turkmenistan: il primo centro per l’accesso a internet è nato nel 2007 e, inizialmente, a sorvegliare i clienti erano stati schierati i soldati; poi le autorità hanno continuato a bloccare l’accesso dei dissidenti a internet e monitorare la posta elettronica. Il decimo paese nella lista di Cpj è l’Egitto, dove oltre 100 blogger sono stati incarcerati solo nel 2008. La maggior parte sono stati rilasciati dopo breve periodo, alcuni sono rimasti in prigione per mesi. Diversi dicono di aver subito maltrattamenti e alcuni di essere stati torturati. In prigione dal 2007 c’è il blogger Karim Amer, condannato a 4 anni per aver insultato l’Islam e il presidente egiziano Hosni Mubarak.

Posted in blog, blogger, Committee to Protect Journalists, Cpj, Giustizia, informazione, internet, Legge, leggi, libertà, notizie, politica, regime, società, web | Leave a Comment »

L’Europa: niente disconnessione dal web, nemmeno per i «pirati»

Posted by milionidieuro su 28 marzo 2009

Approvata a larga maggioranza la Raccomandazione sulle libertà fondamentali su internet

Ennesima importante dichiarazione sull’importanza deinternet12.jpgll’accesso ad internet come diritto fondamentale del cittadino digitale. La raccomandazione presentata al Parlamento europeo dal socialista Stavros Lambrinidis (Grecia) sul «rafforzamento della sicurezza e delle libertà fondamentali su Internet» è stata approvata con una schiacciante maggioranza di 481 contro 25 (21 gli astenuti). Nel testo viene indicato chiaramente che:
1) Internet «dà pieno significato alla definizione di libertà di espressione»;
2) «può rappresentare una straordinaria possibilità per rafforzare la cittadinanza attiva»;
3) il monitoraggio del traffico web «non può essere giustificato dalla lotta al crimine»;
4) l’accesso a internet «non dovrebbe essere rifiutato come sanzione dai governi o dalle società private» e
5) le ricerche in remoto, dove previste dalla legislazione nazionale, devono essere condotte «sulla base di un valido mandato delle autorità giudiziarie competenti» e devono sempre preferirsi le ricerche in diretta a quelle in remoto visto che queste ultime “violano il principio di legalità e il diritto alla riservatezza».

NIENTE DISCONNESSIONE – Soprattutto gli ultimi tre punti hanno rilevanza in relazione alle proposte di legge presentate in Francia e in altri Stati membri, che prevedono la disconnessione forzata come punizione per essere stati sorpresi tre volte a condividere file protetti da diritto d’autore. Operatori telefonici, service provider e Stati non possono quindi impedire a chi ha una connessione a internet di utilizzarla. Gli Stati membri sono espressamente chiamati a «evitare tutte le misure legislative o amministrative che possono avere un effetto dissuasivo su ogni aspetto della libertà di espressione». Può sembrare una raccomandazione superflua in piena società dell’informazione, eppure sono state proprio le proposte di legge alla francese – sobillate dalle lobby dell’industria dell’entertainment – ad avere reso necessaria un testo del genere.

PRIVACY E MINORI – La raccomandazione non si limita alla dichiarazione relativa al diritto di connessione, ma affronta, sebbene in modo più generico, altri argomenti: la privacy, la tutela dell’identità digitale, la protezione dei minori e la tutela della proprietà intellettuale. Per quanto concerne la privacy, oltre all’importante accenno nell’invito a non effettuare ricerche in remoto, viene sancito il diritto di accesso ai propri dati personali e la possibilità di ritirarli dal web. Il riferimento alle recenti vicende legate ai dati personali su Facebook e in genere ai contratti proposti da molti service provider (su tutti Google) sembra chiaro, ma il testo non chiarisce maggiormente la questione. I minori devono ovviamente essere tutelati e Lambrinidis invita i produttori di computer a preinstallare nelle macchine software a protezione della navigazione dei più piccoli, e le istituzioni a educare i genitori sui rischi presenti in rete. In Corea del sud, dove sono un po’ più avanti di noi su questi temi, sono già attivi corsi di comportamento online (netiquette) per i bimbi delle elementari.

IDEE E LUCCHETTI – Infine un accenno alla tutela della proprietà intellettuale, per la quale viene chiesta al Consiglio una direttiva sulle misure penali da comminare e si vieta la sorveglianza preventiva. Ma, chiarisce Lambrinidis, la stessa direttiva dovrebbe anche combattere l’incitamento alla cyber-violazione dei diritti di proprietà intellettuale «comprese talune eccessive restrizioni di accesso (alle opere, ndr) instaurate dagli stessi titolari dei diritti». Ora la parola spetta al Consiglio che valuterà se e come procedere con l’iter legislativo.

Posted in diritto, internet, libertà, notizie, reti, servizi, web | Leave a Comment »